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Intervista con il batterista, Jacopo Moriggi

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view post Posted on 12/6/2018, 09:29
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Intervista con il batterista, Jacopo Moriggi

E’ uscito “Vision", album del batterista Jacopo Moriggi. L’artista ha iniziato lo studio della batteria all’età di 13 anni con il maestro Milly Fanzaga presso l’Accademia Musicale di Treviglio (Bg). Ha perfezionato lo studio dello strumento con i maestri Walter Calloni, Luca Capitani, Sergio Pescara, Federico Paulovich e Roberto Gualdi. Oggi collabora come session drummer per la realizzazione di diverse incisioni nell’ambito della musica rock - pop. Insegna presso scuole di musica nella provincia di Bergamo ed è docente abilitato Scuderie Capitani. Ecco l’intervista gentilmente rilasciata…

E’ uscito il tuo album, “Vision”. Un album che riporta al sound di colonne sonore…
Vision rappresenta un’immagine musicale abbinata ad una forte passione per i film e per le colonne sonore legate a loro.
Ho scelto la parola Vision per rappresentare appunto la mia visione personale della batteria come strumento di composizione.
Vision è un progetto ambizioso, un lavoro che mi ha messo alla prova, è stato frutto di vari esperimenti in fase di scrittura ed esecuzione.
Ho iniziato un anno e mezzo fa a scrivere i brani e la difficoltà principale è stata appunto cercare di esprimere qualcosa, trovare un messaggio musicale concreto da comunicare.
Questo album mi ha permesso di concretizzare le idee, esprime concetti musicali legati alle sensazioni e valorizza l’importanza di dare il giusto peso alle cose.
Il nostro percorso di vita ci offre sia momenti belli all’apice dell’euforia sia momenti brutti, sono riuscito a ultimare il disco creando un mix di queste sensazioni dando vita a Vision.

C’è un filo comune che lega i brani del disco?
Ho pensato di unire varie idee ritmiche che avevo nel cassetto da tempo valorizzando dei concetti compositivi dove la batteria non fosse solo di accompagnamento ma vista anche come strumento melodico.
Possiamo notare il groove principale di quattro battute in “Cactus” e un notevole utilizzo di linear in tutto il disco.



Quanto tempo c’è voluto per preparare l’album?
Mi è servito un anno e mezzo per realizzarlo, diciamo un anno per ultimare gli arrangiamenti, due o tre mesi per studiare ed imparare tutto e una settimana per registrarlo.

Oggi, è difficile riuscire a pubblicare un disco?
Oggi tutto è difficile ma se vuoi puoi farlo.
Ricollegandoci ai film, anni fa sono stato affascinato dal valore di una frase di Star Wars detta da Yoda: “Provare no! Fare, o non fare! Non ce provare!”

Come trovi cambiato il mondo delle sette note dai tuoi esordi ad oggi?
Stiamo vivendo un periodo dove la competizione è alta ed il lavoro scarseggia quindi bisogna essere pronti a tutto quando siamo davanti ad un’occasione.
Ritengo che la cultura, la storia, la passione del suono e la tecnica siano fondamentali se vogliamo farci strada nel nostro mestiere.

Com’è nata la tua passione per la batteria?
Non vi è una motivazione ben precisa, ero piccolo, avevo 13 anni e da diversi mesi continuavo ad ascoltare un disco che aveva portato a casa mio papà da un suo viaggio in Colombia.
Quella band si chiamava Manà ed il rullante di quell’album mi aveva catturato follemente.
Penso sia questa la motivazione per cui abbia avuto lo stimolo per iniziare a suonare la batteria.

Quanto tempo dedichi allo studio di questo strumento ed al tenerti aggiornato?
In passato sono arrivato ad allenarmi dalle 5 alle 8 ore al giorno, ora ci sono più impegni e più responsabilità quindi faccio fatica a mantenere uno studio solido e costante.
Ho dovuto riorganizzarmi ed ultimamente riesco ad allenarmi un paio di ore al giorno.
Gli impegni con le band, con le scuole, le lezioni private e le collaborazioni in studio sono sempre tanti e a volte capita che salto qualche giorno di allenamento.
Va beh dai, fa parte del gioco!
Cerco sempre di tenermi aggiornato il più possibile con notiziari, ricerche, social, siti del settore, Spotify ecc..
Ad oggi ci sono tanti strumenti e tanti aggiornamenti quindi cerco sempre di fare del mio meglio per informarmi almeno sulle notizie principali.



E’ complicato riuscire ad arrivare ad un proprio stile?
Dal mio punto di vista si, nel senso che oggi siamo circondati da molti generi e sottogeneri musicali e se sei un musicista sarebbe meglio conoscerne il più possibile in modo da arricchire sempre più il tuo vocabolario musicale.
Io vengo dal rock ma ormai non posso più dichiararmi come batterista rock perché negli anni sono stato contaminato da molti altri generi ed il mio nuovo disco ne è la prova.
Lo stile può essere paragonato al genere ma anche al percorso musicale di ogni musicista perché si presenta come un’insieme di nozioni difficili da definire.

Sei un artista che scrive molti pezzi oppure fanno fatica a nascere?
Sono un artista pensieroso, che presta molta attenzione quando affronta un brano.
Non sono uno che scrive tanti pezzi, preferisco pochi in modo da concentrarmi nel dettaglio.

E’ difficile arrivare al pubblico con una nuova canzone?
Eh si, non si sa mai quale sarà il riscontro del pubblico ma con questo disco ho deciso di lasciarmi andare e credere follemente nelle mie canzoni.
Fino ad ora le vendite del disco stanno andando bene e sto ottenendo ottimi riscontri.

Oggigiorno forse più di ieri c’è una contaminazione tra generi. La musica si è aperta al mondo?
Non è ancora chiara questa cosa, non si capisce se abbiamo ottenuto libertà con i social e con i digital store e non si capisce se la musica prodotta dalle major sia di qualità o meno.
Con le mie ricerche giornaliere trovo sempre meno musica di qualità nelle classifiche, non si capisce se gli artisti non sono capaci o se il pubblico si è abituato a ricevere musica scadente, orecchiabile e di cattivo gusto.
Sì, abbiamo una forte contaminazione tra generi ma sembra che chi è al potere si impegna nel produrre musica scadente per vendere di più piuttosto che pubblicare un album o una canzone che possa trasmettere una sensazione ricercata.
So che non siamo più nel periodo Led Zeppelin ma tra Nirvana e Sfera e Basta c’è una netta differenza, bisognerebbe trovare una via di mezzo per valorizzare la cultura delle nuove generazioni.

Tra le altre cose, insegni. Questo rapporto con i giovani musicisti ti darà grandi soddisfazioni…
Insegnare è una cosa che adoro, l’idea di trasmettere il tuo sapere a chi vuole imparare penso sia un legame umano molto forte.
Come tutti ho allievi bravi e allievi fannulloni ma vedo che quando entrano nel mio studio non vedono l’ora di stare con me, so che sono felici e curiosi di sapere di cosa parleremo oggi.

Videoclip:


Per chiudere, come vedi l’utilizzo della tecnologia nelle canzoni?
La tecnologia oggi è fondamentale, se non la conosci sei fuori, non lo dico io ma è un dato di fatto.
Ho molti colleghi e amici musicisti che utilizzano la tecnologia parzialmente nella musica, magari solo per registrare le prove, solo per mettere un suono nella base per il live e poi tutto il resto si fa alla vecchia e Rock ’n’ Roll!
Adoro questo stile di vita ma il musicista del 2018 deve saper fare tutto e deve accettare la tecnologia nella musica perché aiuta, velocizza e concretizza tutto subito.
Riassumendo, se usata con determinazione e per il bene della canzone o della band io sono a favore della tecnologia.

Per ulteriori info:
www.facebook.com/jacopo.moriggi.7
www.facebook.com/Jacopo.Moriggi.Drums/
www.youtube.com/channel/UCg23FoPj0RDlDjz64QWJ3VQ

www.lccomunicazione.com
 
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