Il tuo è un album assai vario… c’è la tua parte più rock e quella più riflessiva ed intimista…Lì dentro ci sono vari aspetti di me. Ci sono le reazioni a comportamenti che indispettiscono, a esperienze che arricchiscono, a relazioni che svuotano, a delusioni che fanno soffrire, a sentimenti che infuocano. E c’è il mio modo di raccontarle, queste cose.
Trovare un proprio stile è un passo importante per chi fa musica?Più che trovarlo, probabilmente lo stile viene riscontrato dagli altri. Certo, indole e influenze ci fanno incanalare in un determinato macrogenere, come nel mio caso il pop-rock. Io scrivo istintivamente e non decido lo stile che una canzone prenderà. Ciò che esce può essere più rock, più pop, più swing, più folk… Chissà! È importante dare dei punti fermi al pubblico e a se stessi, però ciò non significa voler creare qualcosa ad hoc per non rischiare di perdere il consenso. Ci vuole sempre il coraggio di essere se stessi, autentici e sinceri.
Nel tuo disco è ben presente anche l’ironia. E’ bene affiancarla alle storie d’oggi?È essenziale. Sdrammatizzare. Far uscire l’aspetto comico delle situazioni. Senza piangersi sempre addosso. E senza lamentarsi ad oltranza. Ridere fa benissimo! Sorridere e divertirsi!
Credi che per una donna sia più difficile affermarsi nel mondo della musica?No, non credo. Penso che sia difficile per tutti. Sta all’impegno, alla costanza, all’intraprendenza, alla passione e alla perseveranza nonostante la forte componente di incertezza. E fondamentalmente sta alla fortuna di incrociare le persone giuste al momento giusto. Ho detto poco!
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