Intervista con Angelica Lubian

Intervista con Angelica Lubian

Di Andrea Turetta

“Conservare in luogo fresco e asciutto” è l’album d’esordio di Angelica Lubian. Sono tredici le "creaturine sonore", come lei stessa ama definire le proprie canzoni, imbottigliate nell'LP prodotto dalla giovane autrice. Canzoni che rivelano un songwriting originale, al contempo ironico e riflessivo. Nell'ultimo anno la giovane autrice ha fatto conoscere la propria musica in giro per l'Italia, in particolar modo esibendosi, in veste di solista acustica, in prestigiosi locali della scena artistica romana, dividendo il palco con artisti quali Roberto Angelini, Pino Marino, Diana Tejera, Barbara Eramo, Filippo Gatti, Marco Fabi, Riccardo e Daniele Sinigallia. Ecco l’intervista…

Fin da bambina hai sempre avuto propensione verso l’arte e la musica. Quindi, una passione che arriva da molto lontano…
Questa tendenza inizialmente era indirizzata verso ambiti diversi da quello strettamente musicale, in particolar modo verso lo sport e la danza. In casa si ascoltava ciò che “passava al convento”, senza particolari preferenze e dunque non ho ricevuto un’educazione musicale che fungesse da fondamento. Però sono grata ai miei genitori che hanno piazzato in casa un pianoforte scassato, cosicché, nel caso un figlio avesse voluto, avrebbe potuto approfondirne lo studio. E forse è da lì che tutto ha avuto inizio per me..

Ti è stato utile partecipare a vari concorsi e fare parte di alcune formazioni musicali?
Far parte di un gruppo è utilissimo a crescere, a capire le dinamiche tra i vari strumenti, a strutturare gli arrangiamenti. Questo soprattutto se non si ricopre l’esclusivo ruolo di cantante, perché spesso ho riscontrato che in tal caso questo elemento è tagliato fuori dall’aspetto “armonico”. Invece riuscire a interagire tutti assieme, sentire propri i pezzi e godere della musica che si crea è uno stimolo fortissimo. I concorsi mi sono serviti a capire che non è giusto mettere a confronto l’Arte. Alcuni possono servire a farsi conoscere e ad incontrare addetti ai lavori e se si sceglie di parteciparvi è utile non riporvi troppe aspettative.

Oggi sei una cantautrice. I pezzi sono tuoi al 100%... tanto che li paragoni a creaturine…
Sì, devo ammettere che è farina del sacco di Tori Amos. Lei descrive le sue canzoni come fossero figlie. Mi è piaciuta questa definizione e l’ho fatta mia. Dà l’idea del processo creativo ma anche dell’aspetto affettivo che si nutre verso queste porzioni del nostro essere che, una volta “partorite”, assumono vita propria e possono essere amate anche da altri.

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