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La stella che non c'è. Un film di Gianni Amelio

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AndreaTuretta
view post Posted on 6/9/2006, 15:16 by: AndreaTuretta
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Quando ho visto il film finito ho avuto l’impressione che si fosse fatto da solo, che Vincenzo e Liu Hua esistessero già da qualche parte e a me fosse toccato solo di andarli a scovare. E’ un buon segno quando non ti ricordi più la fatica delle riprese: La stella che non c’è è stato un film faticoso ma anche il più semplice e “naturale” che mi sia capitato di fare. Avevo alle spalle un libro di successo ma ho voluto cominciare daccapo, da quello che immaginavo potesse accadere dopo l’ultima pagina. Così mi è venuta l’idea del guasto che rende l’impianto venduto ai cinesi già incrinato alla base, oscuro, o portatore di scompigli dei quali all’inizio ci sfugge il senso. Ecco quindi la figura dell’operaio la cui integrità un po’ folle dovrebbe spingerci a riflettere sul futuro di un grande Paese.

Forse Vincenzo vive di valori antichi, fuori moda in un mondo come il nostro, ma anche in un mondo come la Cina che dovrebbe possedere dei pilastri di saggezza al di là di quello che si dice della sua modernità e avanguardia, del suo potere nell’economia del mondo... Per me suona come l’impresa donchisciottesca da parte di un uomo fuori dal comune, un tale che da un giorno all’altro si mette a scalare una montagna e non sa che cosa troverà sulla cima. Vincenzo somiglia a quei personaggi delle favole che devono compiere imprese impossibili per salvare la vita di qualcuno e finiscono (forse) per salvare la propria.

C’è un elemento di ineluttabilità nel viaggio di questo italiano verso la Cina, e nell’incontro con la ragazza Liu Hua che gli apre le porte della tenerezza. Sembra un viaggio pieno di ostacoli ed è invece un percorso che lo libera e lo consola.

Gianni Amelio

Vincenzo Buonavolontà, tu sei il nome che porti... Si potrebbe dire così di questo personaggio, anzi, di quest’uomo. Raramente infatti, mi è capitato di percepire un personaggio “inventato”, come davvero esistito, direi esistente. Vincenzo incarna una natura umana costruita sulla risolutezza, l’intelligenza e una certa affascinante ingenuità che sempre mi seduce nelle persone. Perciò la “buonavolontà” del suo nome, è una natura, un destino e una dannazione. Solo un ingenuo, qualcuno direbbe uno stupido, partirebbe per la Luna, (leggi Cina, pianeta a parte, mondo autosufficiente) con una valvoletta da sostituire in un gigantesco impianto che sembra un’astronave. E invece Vincenzo parte, convinto che quella valvoletta salverà l’impianto, la Cina, l’ecosistema, le sue convinzioni di uomo perbene.
E’ un eroe, quindi un meraviglioso fesso, ma arriva fino in fondo e lì capisce che il viaggio è stato più prezioso del risultato, che quella distesa infinita che vede davanti a sé la può anche attraversare, ma poi se ne troverà davanti un’altra e poi un’altra... perché troppe valvolette bisognerebbe sostituire nella vita. E allora conviene fermarsi. E innamorarsi.

Sergio Castellitto


TAI LING: autoritratto

“Mi chiamo Zhou Ting, il mio nome artistico è Tai Ling. Sono nata nella città di Huang Shi che è, dopo il capoluogo Wuhan, la seconda città della provincia del Hubei. La zona in cui sono cresciuta si trova in un ambiente che su tre lati ha montagne ricche di minerali ferrosi e il quarto rimane aperto verso il Fiume Azzurro. La mia famiglia è una bella famiglia armoniosa e tranquilla. Il nucleo è la nonna con cui ho trascorso la mia infanzia. I miei nonni, i miei genitori e anche mia zia mi amano e mi fanno sentire felice. La cosa più preziosa e profonda di tutta la mia vita è l’amore paterno. Non potrei descriverlo neanche scrivendo un libro.

Quando avevo cinque anni i miei genitori volevano farmi diventare una ballerina, quindi ho cominciato a studiare prima la danza indiana, poi la danza popolare cinese fino all’età di undici anni, quando ho passato gli esami alla scuola di danza della città. Alla fine ho smesso di praticare la danza e ho frequentato la scuola media e il liceo.
Studiavo molto bene, però nel frattempo la mia passione di ballare, di cantare, la calligrafia cinese, non era sparita, anzi ero sempre molto appassionata quando facevo gli spettacoli nella scuola.

In Cina, prima di poter fare l’università, si deve passare gli esami scritti di ammissione. Soltanto quelli che vogliono studiare le lingue meno usate devono fare anche gli esami orali. Ho fatto entrambi e sono passata, e per caso ho scelto di studiare la lingua italiana.

E’ difficile spiegare perché. In quel momento l’Italia era un paese sia lontano sia affascinante per me. Lontano perché conoscevo poche cose riguardanti l’Italia, affascinante perché è un paese famoso per la sua arte, la sua moda, la sua fantasia, ecc. Credo di avere scelto molto bene, perché poi mi sono veramente innamorata della lingua e di questo paese.

Sono stata a Perugia presso l’Università degli stranieri per nove mesi. E’ stata un’esperienza chiave per conoscere la gente dell’Italia, ma anche per cominciare una vita indipendente e per imparare come superare tutte le difficoltà con volontà. Nel 2005 mi sono laureata in lingua italiana presso l’Università di Comunicazione della Cina a Pechino. Adesso sto facendo la specializzazione presso l’Università di Economia per l’estero. Ho fatto il film per tre mesi con Gianni Amelio quando stavo per laurearmi. Mi piace l’arte e mi piacerebbe fare un mestiere nel campo dell’arte, ma non ho mai pensato di poter conoscere l’ambiente cinematografico, di fare l’attrice, anzi l’attrice protagonista con un regista famoso. La vita è piena di sorprese! Mio padre era molto contento quando ha saputo che avrei recitato in un film, perché lui voleva che sua figlia diventasse un’artista. Però ripeteva una cosa importante che mi diceva sempre: non si deve mai smettere di studiare e perdere la curiosità del mondo, qualsiasi cosa fai che ti piace, fai, anzi ti aiuto,basta che tu sia sempre con i piedi per terra.”

Attached Image: STELLA15.jpg

STELLA15.jpg

 
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2 replies since 6/9/2006, 15:14   111 views
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