Intervista con Cristiano Turato
L’ex voce dei Nomadi, CRISTIANO TURATO torna sulle scene con un nuovo progetto discografico! Il 10 aprile esce il nuovo album di inediti,“LA FESTA” (etichetta Aereostella), anticipato dai due singoli “Atlantide”(certificato oro in Brasile con più di 1.500.000 ascolti collecting streaming) e“Follia”.Il disco sarà disponibile in tutti i negozi, in digital download e sulle piattaforme streaming. Scritto e prodotto dallo stesso Cristiano Turato insieme a Alberto Roveroni e Francesco Pisana (che vanta collaborazioni con artisti come Lucio Dalla, Fiorella Mannoia, Dolcenera, Elio e le Storie Tese) per la produzione esecutiva di “La festa”, il disco si avvale delle collaborazioni importanti di Carlo Kaneba(per il monologo in siciliano presente nel brano “La festa”), Max Greco, Daniel Bestonzo e Francesco Pisana.“La Festa” è stato registrato e mixato da Alberto Roveroni presso Le Park-Milano e masterizzato da Pietro Caramelli presso gli studi Energy Mastering e LePark-Milano. Ecco l’intervista gentilmente rilasciata…
Quali pensi possano essere i punti di forza del nuovo album, “La festa”?
Senza voler cadere nella presunzione credo che il punto di forza del mio album sia la rotondità, è un cerchio che si chiude e rappresenta in chiave autorale un capitolo molto lungo di eventi che hanno caratterizzato la mia carriera artistica in questi anni con testi che hanno a che fare con la vita reale. Anche sul piano musicale quindi arrangiamenti e sonorità, è la sintesi a mio parere ben riuscita, soprattutto per la mia identità artistica.
Quali credi debbano essere le qualità di un buon autore di canzoni?
Sicuramente i contenuti e tanta passione, scrivere un brano altro non è che un alchimia di cose. Emozioni, sensazioni, trasporto, un viaggio mistico al di la delle cose terrene e chiaramente anche conoscere le regole della scrittura e della musica.
Come trovi cambiato il panorama musicale da quando hai iniziato a farvi i primi passi ad oggi?
È cambiato radicalmente sia il settore discografico, sia Live che radiofonico. Basti pensare che fino agli inizi degli anni novanta si vendevano ancora milioni di copie ed oggi se ne vendi dieci/quindici mila incominciano seriamente a parlare di te in televisione soprattutto il mercato radiofonico, se per esempio una volta i network erano pochi ora sono molti. Se una volta i network passavano quello che gli mandavano le case discografiche, oggi invece decidono loro cosa vogliono passare tra le cose che gli arrivano dalle discografiche detenendo così il coltello dalla parte del manico. Oltretutto ogni radio ha una sua politica interna o target musicale ben preciso e diverso dalle altre per cui riuscire a passare su tutti i network è veramente un’impresa ardua, a mio avviso quasi impossibile, quasi come vincere l'enalotto.
Quando si compongono delle nuove canzoni, si sente una sorta di responsabilità anche nei confronti degli ascoltatori che avranno poi modo di prendere in esame il disco ultimato?
Assolutamente sì, chi scrive i testi, oltre a tener conto delle proprie emozioni, deve anche comprendere che il suo lavoro arriverà al pubblico e per tanto bisogna sempre stare attenti al tipo di messaggio che si vuol far arrivare.
Noi siamo veicolatori di messaggi, stare dietro ad un microfono è una grande responsabilità perché il pubblico riceve messaggi e quello che più conta è far arrivare il messaggio giusto e trasferire le stesse emozioni e lo stesso significato a tutti.
Quali sono le difficoltà che si incontrano quando si scrive un nuovo brano?
Sono tantissime, si ha sempre la sensazione di non aver scritto mai il capolavoro desiderato, una sorta conflitto interiore. Questo accade perché si va sempre alla ricerca della perfezione.
Capita di non essere soddisfatti di qualche canzone? Magari l’avresti realizzata con un “vestito” diverso…
Si capita, soprattutto quando si ha a che fare con altre teste e idee altrui.
Questo può succedere quando si lavora in team e non si hanno le stesse idee e le stesse frequenze emotive.
Chi punta su un discorso commerciale, chi punta su una chiave emozionale, ecc… quando ci sono troppe idee fantastiche ma che purtroppo non hanno un comune denominatore ovvero l’essenza originale del pensiero artistico.
Quali sono i tuoi momenti artistici da immortalare?
Durante la mia carriera artistica? Tutti.
In studio ci sono stati dei tempi di lavoro molto serrati? C’era una tabella di marcia da seguire in maniera precisa?
Come in tutte le cose c’è un organizzazione scrupolosa nelle cose per una buona riuscita finale.
Si parte dall’idea, qualcosa scritta chitarra e voce e poi incomincia tutta la fase produttiva degli arrangiamenti dei suoni delle registrazioni è un lavoro molto lungo e complesso e deve essere ben organizzato.
Quando scrivi un pezzo, ti affidi più all’istinto o alla razionalità?
Mi ispiro all’amore, l’amore universale.
Che cosa significa per un artista potersi esprimere liberamente al 100%?
Significa mettersi a nudo nella propria coscienza e conoscenza.
L’aspetto “live” del tuo lavoro, quanto ti piace?
È la parte più bella e più emozionante, il contatto con il pubblico è sempre gratificante soprattutto quando sei consapevole che sono li per te, per cantare insieme a te, per emozionarsi insieme a te, direi che il live è la parte finale dell’opera .
Per un autore, quanto è importante saper cogliere e sintetizzare quanto gli sta attorno?
È molto importante perché più un autore riesce in questo, più facilmente riesce a fare arrivare alle persone il proprio pensiero, una propria immagine, una propria emozione e renderle partecipi di quella stessa emozione in fondo noi siamo spugne che assorbono tutto ciò che abbiamo intorno e poi lo trasformiamo in testi e suoni.
La musica negli anni attuali è anche immagine… c’è il rischio che questa finisca con l’oscurare le varie composizioni?
La musica non morirà mai, è solo in continuo mutamento in evoluzione costante.
Per chiudere, “Una musica può fare”…?
Na Na NNa ni ninni Maggiore (per citare un brano di Max Gazze’)
Per ulteriori info:
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