Free Art & News

Intervista con Roberto Binetti e Pacho

« Older   Newer »
  Share  
view post Posted on 17/11/2018, 09:56
Avatar

Senior Member

Group:
Administrator
Posts:
67,849

Status:


Intervista con Roberto Binetti e Pacho

Roberto Binetti e Pacho, due mondi musicali che si fondono per un nuovo progetto: Tempo, una Suite per pianoforti e percussioni. Un viaggio tra il suono acustico e elettrico delle tastiere di Roberto Binetti, a volte dinamico a volte calmo, unito ai colori delle percussioni e del ritmo di Pacho. La sonorità delle tastiere si contamina con una miriade di strumenti e suoni di varie parti del mondo, dall’Europa al Brasile. Ecco l’intervista gentilmente rilasciata dagli artisti…

Com’è nata la vostra collaborazione che ha portato alla suite, “Tempo”?
Roberto. “Tempo” è un viaggio attraverso le nostre esperienze, è musica che diventa reale seguendo il percorso della vita: tutto è iniziato 18 anni fa quando Pacho, che stava attraversando un momento particolare della propria esistenza, si è chiuso in studio 3 giorni e 3 notti e ne è uscito con 35 minuti di musica composta solo dalle sue percussioni e dalla voce narrante. Questa traccia è rimasta nel cassetto per tutti questi anni, finchè una sera ci siamo rincontrati in studio e lui me ne ha parlato. Da quel momento tutto è cominciato a scorrere velocemente: ascoltando la sua traccia sono stato coinvolto dalle percussioni utilizzate, dal senso del ritmo e dalla profondità, e ho iniziato a vestire le percussioni con il mio pianoforte e le mie tastiere, creando armonie e melodie che potessero essere il più possibili affini alle sensazioni che quella musica mi stava comunicando. “Tempo” vuole suggerire di fermarsi per cogliere e assaporare il momento, rallentare, guardarsi dentro, ascoltarsi ed aprirsi, trovare un momento di pausa per vivere meglio con noi stessi e con gli altri.

Questo vostro progetto unisce la musica di aree diverse del mondo con esperienze musicali differenti… Una sfida?
Roberto. Una sfida ma anche una opportunità: una musica colorata che racchiude tutti i colori del nostro mondo, la nostra musica nasce dal nostro vissuto e dalle nostre passioni, dunque Tempo è come un grande contenitore delle note che sono più vicine a noi. La musica è contaminazione, è unire stili diversi e epoche diverse, è inventare, è sperimentare, è osare anche, è un processo creativo dove ti metti in gioco per scoprire fin dove puoi arrivare. Forse possiamo definire la musica di Tempo come Musica del Viaggio, nel senso che ognuno di noi vive il proprio viaggio.
Pacho. Abbiamo avuto sin dall’inizio l’idea di proporre una musica totale, omnicomprensiva , colorata, che rappresentasse bene le nostre diverse anime musicali, in piu io dipingo, quindi “vedere” e “sentire” i colori delle cose rientra nel processo creativo.



L’impressione è che uno dei problemi della musica odierna stia nel fatto che molti artisti vogliono bruciare le tappe. Sarebbe invece bene che il successo arrivasse passo dopo passo, all’insegna della giusta esperienza?
Roberto. Per essere vera la musica deve trovare le radici nel vissuto personale e musicale, occorrono anni di studio senza dimenticare la famosa gavetta dove formare la propria esperienza: in questi tempi questo non sempre è possibile, anzi il business della musica e di tutto ciò che ci sta intorno porta proprio all’opposto, con un successo effimero e limitato nel tempo, ma penso che con la passione e un corretto approccio sia ancora possibile far crescere la propria carriera musicale in modo sostenibile nel tempo.
Pacho. Capisco perfettamente la tua domanda, ma bisogna tener presente una serie di cose per poter rispondere: un tempo, negli anni ‘90 (e ancora prima) un artista partiva per davvero dalla cantina e pian piano, disco dopo disco, cresceva con il suo pubblico, i concerti servivano a promuovere e mostrare la capacità live della band o del singolo cantante. Più eri bravo, più il pubblico ti seguiva, più comprava la tua musica. Oggi il mondo è cambiato, tutto va molto veloce, quindi i nuovi non hanno il tempo di crescere, in ultima analisi va detto che c’è meno disponibilità economica, si tende a risparmiare su tutto, oggi nessuno investirebbe 200 mila euro su una band, meglio un singolo che fa guadagnare molti soldi velocemente.

La scuola cosa può fare per il mondo della formazione musicale e per insegnare magari il rispetto verso chi svolge l’attività artistica musicale?
Pacho. Bisognerebbe cambiare il programma didattico che è fermo ad una normativa degli anni ‘50. Ho constatato di persona la volontà di cambiare le cose da parte dei docenti e degli studenti, speriamo in futuro succeda qualcosa. Le lezioni musicali dovrebbero essere tenute da professionisti del settore, che parlino ai ragazzi un linguaggio a loro comprensibile, la musica è un termometro sociale, colonna sonora generazionale, non possiamo parlare ancora oggi di terza piccata! Il flauto (strumento bellissimo ) dovrebbe essere suonato con un piglio rock alla Jethro Tull, oppure inserito in un pezzo trap, si dovrebbe avere un’aula musica con batteria, basso, percussioni, chitarra, tastiere, ottoni, ecc….invogliare i ragazzi a formare delle band, come succede nei college americani. Solo così i ragazzi capirebbero che quello del musicista è un mestiere concreto e non un hobby.
Roberto. Il discorso è ampio e dovrebbe partire appunto dalla scuola, ma dovrebbe espandersi verso il mercato, perché non è solo una pur fondamentale questione teorica di comportamenti o percezioni, si tratterebbe di rivedere il concetto stesso di fruizione della musica, che ormai è stata smaterializzata e non per nulla si parla di musica liquida. Ma questo ci ha portato a “regalare” la musica, con tutti i problemi economici relativi all’intera filiera della produzione musicale.

Quando componete siete piuttosto autocritici?
Roberto. Lo sono nel senso che filtro e soppeso ogni fraseggio o parte musicale per cercare di ottenere quello che reputo il miglior risultato per l’ascolto.
Pacho. Si, se una cosa non ci piace, lavoriamo per renderla migliore.

Come pensate si sia evoluto il ruolo dell’autore-compositore nel corso degli anni?
Roberto. A livello musicale occorre sempre vivere “dentro” nel nostro tempo per catturarne le sfumature da mettere in musica, a livello strumentale indubbiamente l’avvento di sistemi di produzione musicale sempre più professionali di facile accesso ha dato una svolta epocale nel fare musica.

Un brano finisce per essere influenzato dal luogo in cui è nato? Ad esempio, se in un contesto metropolitano oppure in uno provinciale?
Roberto. Dato che la musica nasce da ciò che siamo, il contesto ha un ruolo importante, però a livello creativo è possibile estrapolarsi dalla realtà e lasciare correre la fantasia.
Pacho. Qualsiasi cosa può finire dentro la composizione, un’idea va e non la fermi, sicuramente il luogo incide parecchio ma non per fattori emotivi come è logico pensare, ma per considerazioni pratiche, la cosa la spiega benissimo David Byrne nel suo libro dal titolo: Come funziona la musica.

Il viaggio vi è d’ispirazione?
Pacho. Si, il viaggio è cultura, scambio, crescita, stimolo e altro.
Roberto. Intendo “Tempo” come una condizione impalpabile che rappresenta lo scorrere del tempo, nel quale è implicito il viaggio che ognuno di noi compie durante la propria vita: nella società attuale però il tempo è vissuto in modo competitivo e diventa difficile riuscire ad assaporarne il giusto significato. La nostra musica vuole essere un viaggio, un sogno, un modo per dire “non correre, non fare tutto di fretta, fermati, c’è Tempo”, cercare di assaporare il momento e vivere in modo più armonico.

Avere la massima libertà è importante per chi sta realizzando delle canzoni?
Pacho. Dipende! Per alcuni si, per altri no. I Beatles sono l’esempio massimo delle 2 cose messe insieme, da una parte la “pressione” di dover scrivere sempre delle hits , dall’altra lo stato dell’arte! Questa energia canalizzata ha prodotto dei capolavori senza tempo. Conosco artisti che hanno tempi più lunghi e mal sopportano direttive commerciali, altri che invece sono persi se non guidati, ogni artista è un caso a se.
Roberto. Trovo che sia ugualmente interessante comporre in modo libero oppure dover seguire un tema dato, certo disponendo della massima libertà si possono osare delle soluzioni più particolari o innovative.

Oggi è diventato molto difficile trovare dei luoghi in cui poter fare musica o più in generale, arte?
Roberto. E’ vero che molti luoghi storici hanno chiuso, ma sono sorti numerosi spazi dove poter suonare, anche per quanto riguarda i concerti live è cambiata la modalità di fruizione, non più solo l’ascolto del musicista ma luoghi accoglienti dove poter trascorrere del tempo. Forse più che di luoghi manca una cultura adeguata che consenta ai vari locali di proporre musica di qualità facendola pagare il giusto, può sembrare strano ma è sempre difficile “convincere” il pubblico a dover pagare per assistere ad un concerto, in quest’epoca di musica “a gratis”.
Pacho. Forse si può dire che è cambiato il modo di fare le cose, sicuramente diverso, magari più veloce e più lento contemporaneamente , ma in qualche modo si va.

In Italia a volte, vien da pensare che ci sia chi, anziché dare una mano per la diffusione dell’arte nelle sue varie forme, tenti di ostacolarne lo sviluppo mettendo molti paletti… E’ solo un’impressione?
Pacho. Come detto prima, andrebbe fatta una riforma, ma ci vorranno anni. Quando si cerca di cambiare bisogna tener conto dei tempi fisiologici delle cose, alcuni brevi, altri lunghi, l’importante è parlarne e rendersi conto che c’è un problema.
Roberto. Senza entrare in polemiche, trovo ad esempio che la SIAE (di cui sono un iscritto) ha una gestione dei diritti per l’organizzazione di concerti live che sia troppo penalizzante per i locali che organizzano musica: fermo restando che l’autore delle musiche debba ricevere un compenso per il suo concerto, magari per incentivare gli eventi sarebbe opportuna una tariffa flat più abbordabile e adempimenti più snelli e veloci, da ciò che vedo molti locali non organizzano eventi con musica per “timore” di incorrere in problemi con la SIAE e questo va contro la fruizione della musica ed è un peccato.

La musica può dirsi un ottimo canale per comunicare ed arrivare al cuore del pubblico?
Roberto. La realtà musicale è sempre in divenire veloce: la fruizione della musica sta vivendo un grandissimo cambiamento, che ovviamente coinvolge anche il musicista; la tecnologia ci mette a disposizione uno sconfinato catalogo musicale ma anche la possibilità di fruirne in modi non propriamente leciti; questo, se da un lato consente ad un numero elevato di musicisti di proporsi con i loro lavori, dall’altro minimizza i possibili guadagni e di conseguenza la possibilità di proporli. Dunque occorre una grande volontà ed una grande passione, non scoraggiarsi per gli inevitabili momenti difficili e desiderare di fare musica non per “avere successo”, ma per avere e per dare quelle emozioni che la musica offre, per comunicare qualcosa all’ascoltatore. L’ideale è riuscire a creare una musica che sappia parlare alla massa pur essendo di qualità e quindi di avere un pubblico attento e consapevole.
Pacho. Si certo, la musica è emozione.

I vostri prossimi progetti…
Roberto. Siamo in tour per presentare il cd Tempo ed inoltre sia io che Pacho suoniamo in altri contesti collaborando con band e musicisti per live e progetti discografici. Personalmente suono spesso in pianoforte solo per proporre la musica del mio precedente cd Universo Fantasia uscito nel 2015 e disponibile sulle piattaforme streaming e download, così come il nuovo cd Tempo. E’ possibile essere sempre al corrente dei nostri progetti collegandosi alle nostre pagine Facebook, Instagram o sul mio sito www.robertobinetti.it Grazie e un saluto a tutti.

Qua il videoclip:



Bio Roberto Binetti

Roberto Binetti, pianista, compositore, improvvisatore, ha suonato in diverse produzioni televisive RAI e Mediaset, collaborando con i Maestri Peppe Vessicchio, Pippo Caruso e Valeriano Chiaravalle, ha partecipato a progetti discografici e live di musica d’autore, pop e jazz, suonando con artisti come Gloria Gaynor, Rossana Casale, Alex Baroni, Fausto Leali e molti altri. Compone musiche per teatro, tra cui l’ultimo spettacolo teatrale di Ale & Franz. Nel 2015 ha pubblicato per Egea Music il cd Universo Fantasia, un progetto per pianoforte di musiche originali, per il quale si esibisce in concerti e festival. Svolge attività di turnista con diverse band per concerti live e registrazioni discografiche e dal 2005 collabora con il Coro Ensemble Vocale Ambrosiano Onlus per registrazioni, concerti e manifestazioni culturali a scopo benefico, in Italia e all’estero, curando tra l’altro la registrazione degli ultimi 4 cd, di cui ha composto brani originali.

www.robertobinetti.it

www.facebook.com/robertobinetti.it/?ref=aymt_homepage_panel

www.youtube.com/results?search_query=roberto+binetti

Bio Pacho

Ale Pacho Rossi, multi percussionista, studia percussioni e batteria con Candelo Cabezas, Naco, Tiziano Tononi, Enrico Lucchini. Ha suonato con i maggiori artisti pop, rock e jazz italiani ed esteri tra cui Elio e le Storie Tese, Morgan, Rossana Casale, Karma, Ladri di biciclette, Enzo Jannacci, James Taylor, Jaimoe Johanson, Jenny Sheinman, Nels Cline, Ike Willis. Ha lavorato in RAI, insegna percussioni in NAM Bovisa, suona in diverse band e collabora con diversi musicisti in concerti live e registrazioni discografiche.

www.facebook.com/pachofull/

www.lccomunicazione.com
 
Top
0 replies since 17/11/2018, 09:56   37 views
  Share