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Intervista con Francesco Bellucci

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view post Posted on 18/10/2017, 09:31
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Intervista con Francesco Bellucci

E’ uscito “Siamo Vivi”, album composto da 12 tracce, di Francesco Bellucci, cantautore 28enne di Modena. Anticipato dal singolo Vivere Davvero che nella scorsa stagione ha riscosso un ottimo successo in termini di classifiche e passaggi radio (più volte primo nella top 10 di Absolute beginners di Radio Airplay per Rockol), Siamo Vivi è prodotto da Eric Ombelli e Francesco Bellucci e registrato da Davide Guerri e Bellucci presso il 3/4 Studio di Castelnuovo Rangone (Mo) e gli studi Z Factory di Carpi (Mo). Ecco l’intervista gentilmente rilasciata…

È stato un percorso particolarmente lungo quello che ti ha portato al tuo album “Siamo vivi”?
Assolutamente sì... Per produrre “Siamo vivi” ci ho messo 28 anni. Nel senso che il percorso di crescita personale che mi ha portato a scrivere queste canzoni e a sviluppare queste idee è durato tutta la mia vita fino a questo momento. Se mi facessi la stessa domanda tra un anno, magari riguardo a un ipotetico nuovo disco, risponderei che ci sono voluti 29 anni!

C’è un filo comune che lega i brani del disco?
L’album è un viaggio attraverso la mia visione della vita ed è la vita a legare i brani l’uno all’altro, ma sono diversi i fili conduttori che legano le tracce di “Siamo vivi”. Spesso apro un discorso in una canzone che vado poi a chiudere in un’altra, per esempio, In “Vivere davvero” (il singolo che ha anticipato il disco) dicevo di voler scappare dai compromessi e da tutte le cose che ci stanno strette nella vita per “vivere davvero”, appunto. Discorso che ho voluto chiudere nel secondo singolo “Il mondo sta girando” la prima frase, infatti, mette in chiaro da subito che non ce la passiamo molto bene, proprio a causa di quei compromessi di cui parlavo prima e dai quali è quasi impossibile scappare, allora cosa rimane? L’aggregazione, lo stare insieme alle persone che per noi contano. Così ho voluto chiudere quel discorso. Gli altri collegamenti li lascio scoprire a te e ai lettori.

Per un cantautore è importante essere molto attento a ciò che accade attorno a sé o, più in generale, sui rapporti odierni tra persone?
Credo sia la cosa più importante per un cantautore che vuole raccontare e raccontarsi. Se non osservi con sensibilità quello che ti succede intorno e ciò che questo provoca in te, le reazioni che hai e le relazioni che ci sono tra le altre persone non hai niente da dire!



In “Siamo vivi” osservi che spesso finiamo per vivere di fronte ad uno schermo… dimenticandoci di interagire personalmente con gli altri… dobbiamo quindi dare il giusto spazio alle tecnologia ma non esserne sopraffatti?
Amo la tecnologia e il suo avanzamento. Grazie ad essa, potenzialmente, possiamo comunicare con tutto il mondo con estrema facilità, però mi sto accorgendo che è una componente troppo presente nella vita quotidiana. La canzone è come un promemoria che ho scritto per me... per ricordarmi di vivere a pieno i momenti e le persone che ho accanto senza trascurarle cercando l’approvazione di chi è distante che magari nemmeno conosco. E anche qui c’è un collegamento: Ricordi “Il mondo sta girando”? Stare insieme alle persone che ami è l’unica cosa che conta, bisogna dargli il giusto valore però. Ogni tanto spengo il telefono!

In genere, come nasce una tua canzone?
Non so spiegare esattamente cosa accade... è come un peso sullo stomaco che hai tenuto lì troppo a lungo. A un certo punto non ne puoi più e scrivi!

Cosa ricordi delle prime esperienze musicali?
Il primo approccio con la musica è stato forzato quindi non sono sempre bei ricordi. Ho iniziato a studiare pianoforte a sei anni costretto da mia madre, ma a quell’età preferivo fare altro. Con il tempo la musica è diventata la mia ragione di vita. Oggi non posso più vivere senza e ringrazio mamma Rosetta e papà Roberto!

Hai incontrato difficoltà nel trovare chi credesse nella tua musica?
Difficoltà ne ho trovate e ne trovo ancora tante, ma a Modena abbiamo la testa dura e io sono un modenese doc. La vivo come una missione... se non ti ho convinto adesso stai pur certo che prima o dopo ritorno!

L’amore per la musica pensi sia una cosa che nasce con noi, o che si sviluppa via via?
Penso che nasca con noi, ma che vada coltivato e sviluppato con il tempo, come ogni cosa!

Rispetto gli anni passati, pensi sia cresciuto lo scambio culturale e musicale con tanti paesi ritenuti forse lontani per tradizioni per che per distanza chilometrica?
Assolutamente sì, ed è una cosa stupenda! Io stesso ho utilizzato beats tribali tipicamente africani nelle parti ritmiche dell’album.

Si parla da anni di crisi del mercato discografico. Pensi si possa dire che il peggio è passato e si vivrà una nuova era di rinnovamento?
Il mercato discografico non esiste più! Un ragazzino nato nell’era di YouTube e dello streaming non vive la musica con possessività, non gli interessa comprarla e soprattutto non ne comprende il motivo. Ha tutta la musica del mondo a propria disposizione e può usufruirne gratis... meglio di così?



Importante, penso sia il lato “live” del tuo lavoro… Come lo vivi? Lo preferisci al lavoro in Studio?
Il live è sicuramente il lato del lavoro che amo di più! Un concerto è come un enorme amplesso collettivo... è uno strano gioco di energie in cui si perde la cognizione del tempo e dei propri cazzi; l’energia parte dal palco, arriva alla gente e ritorna indietro amplificata generandone di nuova che ritorna al pubblico per ritornare da te e così via. E’ una cosa davvero pazzesca! Produrre un disco in studio è molto entusiasmante e bello, ma serve solo da pretesto per fare concerti!

Quali credi debbano essere le qualità di un buon autore di canzoni?
Il dono della sintesi e della chiarezza. Odio i testi articolati e costruiti con termini “colti” come certe canzoni che vanno di moda oggi! La musica è comunicazione, aggiungendo un testo si ha la possibilità di comunicare a più livelli, perché scrivere un testo che non si lascia capire? Chi sfoggia un linguaggio erudito in una canzone e poi nella vita di tutti i giorni usa un linguaggio comune come tutti, mi dà l’idea di sentirsi in difetto... di voler dimostrare qualcosa!

Quando componi, cerchi di farlo sulla scia dell’entusiasmo, della spontaneità o…?
Come sto rispondendo alle domande di questa intervista: di getto, a sentimento... poi, però, ricontrollo!

Quali sono gli artisti che più ti piacciono?
Gli artisti che mi piacciono sono quelli sinceri, che lo senti a pelle che sono lì per necessità e non per motivi futili!

Torniamo alle esibizioni live. Quanto sono state importanti per la tua formazione?
Le esibizioni live sono state la mia formazione! Ho avuto la fortuna di suonare per la prima volta davanti ad un pubblico a 12 anni con alcuni dei miei più cari amici, molti dei quali sono tutt’ora collaboratori insostituibili. Praticamente nel corso degli anni è cambiato il nome del progetto ma i musicisti, noi, eravamo sempre quelli... siamo cresciuti insieme sia musicalmente che personalmente e molto di quello che abbiamo imparato lo dobbiamo all’attività live!

Nelle tue canzoni, in genere, è il testo che viene cucito addosso alla musica o succede il contrario?
Cucio il testo addosso alla musica! Parto con un giro di accordi, lo sviluppo, magari in studio con i musicisti e poi lo ascolto, mi lascio trasportare e cerco di capire cosa dice quella musica e se il messaggio nascosto coincide con quel peso sullo stomaco di cui ti ho parlato prima... il testo si scrive da solo!

Cosa ti piace e cosa no del mondo musicale del 2000?
Mi piace molto la possibilità e la semplicità di comunicazione che ci dà internet mentre odio quello che è diventato il mondo del live oggi. Sta diventando sempre più difficile trovare spazi in cui esibirsi!

Com’è il tuo pubblico tipo e qual è il rapporto che hai con chi ti segue?
La prima parte della domanda è difficile... credo sia presto per dirlo! Il rapporto che ho con chi mi segue, invece, è stupendo. Ricevo molte dimostrazioni di affetto e questo mi fa pensare che la storia sia solo all’inizio!

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