Free Art & News

Intervista con Andrea Infusino

« Older   Newer »
  Share  
view post Posted on 10/11/2017, 15:36
Avatar

Senior Member

Group:
Administrator
Posts:
67,839

Status:


Intervista con Andrea Infusino

Between 3 & 4, è il primo disco che porta la firma del giovane e talentuoso chitarrista Andrea Infusino ed è stato pubblicato nel settembre del 2017 dall’etichetta Emme Record Label. Ecco l’intervista gentilmente rilasciata dall’artista…

Sei soddisfatto di quanto realizzato con il nuovo album, “Between 3 & 4”?
Molto soddisfatto. L’esperienza in studio con i miei compagni di viaggio, ottimi musicisti e miei amici, è stata intensa e proficua. Pur essendo all’inizio timoroso, nella realizzazione e ora durante la promozione ho acquisito consapevolezza e maturità, oltre che una crescente unione musicale con il gruppo.
La risposta del pubblico, sia a seguito dell’ascolto del disco che dei live, è positiva e questo valorizza gli sforzi fatti da me, dal gruppo e dall’editore Emme Record Label. Colgo l’occasione per ringraziare ancora Enrico Moccia e Carlo Cammarella per il loro prezioso lavoro!

E’ stato particolarmente laborioso preparare questo tuo album?
Come tutte le cose belle e che hanno un compimento, anche il mio lavoro ha subito un piccolo “travaglio”. Fortunatamente la voglia di suonare e di fare bene che è sempre presente nel gruppo ci ha permesso di superare i momenti di difficoltà, stress, mancanza di ispirazione o vero e proprio sforzo fisico in alcuni casi; ha vinto la voglia di raggiungere l’obiettivo, di far nascere “Between 3&4” e di portarlo avanti. Compimento che si trasforma in punto di inizio, per l’attuale fase di promozione nei club e nelle rassegne di settore, tutt’ora in corso.
Il merito di tutto questo va al gruppo di ottimi musicisti e grandi amici: Fabio Guagliardi all’organo, Marco Rossin al sax, Manolito Cortese alla batteria. Loro sono tutto in questo disco!



C’è un filo comune che lega i pezzi del tuo album?
Si, assolutamente ed esso è l’interplay. La voglia di suonare, di portare alla luce le sonorità e le capacità di ciascuno di noi, si sono sposati al concetto di interplay che, nei momenti di solo, hanno arricchito e valorizzato la vena compositiva che ha dato luogo ai 7 brani di cui l’album è composto. Il jazz è fatto di un particolare modo di comunicare; non solo perché il jazz, come tutti i linguaggi, è una forma di espressione e di comunicazione, ma perché l’improvvisazione e la composizione estemporanea fluisce attraverso e per mezzo degli esecutori.

Chi sono stati i tuoi maestri?
Oltre ai grandi nomi del jazz internazionale, molti dei quali ormai non ci sono più, sarebbero tante le persone che posso definire tali. Fra tutti ci tengo a citare, e ringraziare, quelle persone che, come una leva, mi hanno dato la consapevolezza, la spinta verso l’alto. Umberto Fiorentino e Fabio Zeppetella, miei riferimenti musicali ad oggi imbattuti. Esempi di artisti, non solo musicisti, cui mi rifaccio sempre con gratitudine e umiltà granitiche.

La professionalità quanto conta nel tuo mestiere?
Chiaramente molto, conta come in tutti i settori. La professionalità è quella qualità che consente a un gruppo di individui di remare nella stessa direzione, col minore sforzo e la massima resa. In tal senso la professionalità degli elementi del gruppo è stata decisiva per realizzare quanto si può ascoltare nell’album “Between 3&4”; abbiamo registrato in pochissime ore, non per mancanza di idee di tempo o altro, ma perché accomunati da un atteggiamento professionale al lavoro da svolgere. La professionalità per me è efficacia.

Nel tempo, hai un pubblico che è cresciuto con te? Come è composto?
Il mio pubblico è composto da un insieme molto vario di persone: dagli amanti della musica, ai più affezionati al jazz, passando per musicisti sia di classica che di jazz. Tale pubblico è cresciuto sia quantitativamente che qualitativamente: il lavoro di diffusione della cultura musicale è un obiettivo che non deve mai venir meno in qualsiasi soggetto del mondo culturale e musicale. Perciò si possono scoprire, o riscoprire, amanti delle varie forme d’arte inaspettati, talvolta valorizzando anche i contesti e i territori in cui le espressioni artistiche hanno luogo.

Oggi è molto faticoso riuscire a portare avanti le proprie idee artistiche in modo indipendente?
E’ sicuramente un percorso fatto di impegno e sacrifici, ma credo si faccia meno fatica che in passato, in valore assoluto. Infatti i social networks e il web hanno introdotto strumenti di visibilità che aiutano l’amplificazione delle idee, nonché le strategie di marketing e di comunicazione si avvalgono di nuovi strumenti e in continua evoluzione. Accanto ai media oramai usuali, quali stampa, tv e radio, alcuni dei quali sono riservati a investimenti di alto profilo, il web permette di partire anche dal basso. Chiaramente anche il web va saputo usare e interpretato nella maniera corretta.
Strumenti come il crowdfunding si sono avvicinati al mondo dell’arte e il sostegno di progetti musicali per mezzo di strumenti di finanziamento innovativi hanno sicuramente dato una ventata d’aria fresca alle idee artistiche indipendenti. Personalmente ho sostenuto l’idea con fondi tutti miei e in disponibilità immediata, intendendo l’”indipendenza” anche in termini di disponibilità e libertà d’azione rispetto a chi, anche con benevolenza e giustamente, vuole comunque un rendiconto sull’investimento. Dal mio punto di vista, il rendiconto sarà solo rispetto a me stesso, il mio gruppo, il mio editore e il pubblico.



Chi fa musica, oggi riesce a far quadrare i conti o tutto è piuttosto instabile e precario?
L’esperienza di vita che ho maturato fino ad ora, come la professione di ingegnere informatico, mi ha permesso diversi cambi di prospettiva e poter vedere ogni cosa un po’ “out of the box”. Per questa ragione ritengo il musicista un libero professionista, un freelance, in tutto e per tutto, con tutto ciò che la libera professione comporta, dagli aspetti burocratici a quelli che entrano nel merito delle prestazioni che si erogano. Far quadrare i conti, o meno, è pur sempre un bilanciamento fra domanda e offerta, il mercato musicale è pur sempre un mercato. In quanto tale ogni musicista deve essere consapevole delle proprie qualità, abilità, collaborazioni, marketing promozione e posizionamento, e offrirsi nel modo più proficuo possibile. Senza dimenticarsi che il fine è duplice e si configura in un equilibrio fra sopravvivenza e valenza artistica. Sempre per citare una metafora, sopravvivenza e arte rappresentano la nostra coperta, a volte tirata più da un lato a volte più dall’altro.
Concludo con il concetto di professionalità: chi fa musica deve essere professionale anche in questo. Saper convogliare le proprie energie nel modo più efficace tanto per far quadrare i conti, quanto per produrre, al di là dello strumento e del genere musicale, sempre prodotti artistici di pregio. La deficienza dipende da tante condizioni: il professionista deve essere in grado e attento a eliminare più possibile le condizioni proprie di ostacolo ed eventualmente sapersi collocare nel territorio giusto, qualora l’ambiente sia quello meno adatto.

In questi ultimi anni, il mondo della musica ha subito dei veri e propri terremoti… Cambiamenti anche piuttosto drastici, dovuti anche alle nuove tecnologie… Come vedi tutto questo?
La produzione di nuovi dispositivi e supporti, nonché di modalità di fruizione della musica ha portato indubbiamente tanti vantaggi. Peccato che tutto è svilito, lo dico dal punto di vista del venditore, dalla duplicazione dei supporti: necessaria per fini informatici e di archiviazione, negativa in alcuni contesti rispetto alla tutela del diritto d’autore e del fatturato. Questo ha, secondo me, ingenerato un meccanismo negativo di aumento dei costi delle opere, nonché un circuito non virtuoso con speculazioni aggiuntive sui prezzi della musica. La potenza dirompente del web ha portato a migliorare e amplificare le opere di successo, la distribuzione è avvantaggiata secondo me in questo, ma i media classici ne hanno risentito e ne risentiranno all’assottigliarsi dei fruitori e degli affezionati del vintage che comunque devono far fronte a spese maggiori indotte da un mercato che ha le sue difficoltà ad evolvere.
Altri terremoti, a mio avviso solo positivi, sono quelli che l’elettronica e l’informatica hanno portato nello sviluppo di nuovi suoni, strumenti e modalità di creazione di opere d’arte. Assolutamente positivo e che ha espanso le possibilità d’espressione.

Ci sono degli ostacoli o difficoltà che hai dovuto superare per arrivare a completare questo tuo nuovo album?
Gli ostacoli sono indubbiamente dettati dai tempi, dalle persone giuste da trovare, dalle risorse economiche e dal coraggio di proporre le proprie idee. Tutte queste cose che ho elencato hanno inciso sulla realizzazione, nella misura in cui hanno determinato forti ritardi per il mio esordio discografico. Avrei infatti voluto potermi mettere in gioco già tanti anni fa; ma nonostante ciò la maturità e la squadra giusta mi hanno permesso di partire adesso e col piede giusto!

Cosa ti piace e cosa meno, dell’attuale panorama musicale?
Mi piace vedere che la gente, cioè noi, cerca le emozioni attraverso la musica e che le vibrazioni musicali sono una forma naturale e positiva cui tutti gli esseri viventi sono sedotti. Mi piace meno vedere che anche artisti di grandi qualità e di livello, nel panorama musicale internazionale, a volte sviliscono tutto ciò scadendo troppo in un gioco di business e visibilità che non è dignitoso, secondo me, per la persona. Poi, il mondo dello showbusiness ha tante logiche e derive che vanno perseguite.
Nel jazz in particolare, ci sono alcune espressioni forzatamente contorte che portano l’ascoltatore a non coinvolgersi o a spaventarsi, quindi allontanarsi da quella che dovrebbe essere un’espressione profonda e intensa, di cui giovarne.

In genere, per un artista, grande importanza rivestono gli appuntamenti live. E’ così anche per te?
Assolutamente si. Si pensi soltanto alle emozioni, sempre intense, che sono suscitate dal cavalcare il palco. L’esperienza e la professionalità aiutano e guidano l’artista ad esibirsi, ma è sempre una grande emozione. E’ un’esperienza, che soprattutto in una forma d’arte come la musica, mai scontata e spesso formativa. Quindi i progetti musicali e i musicisti stessi, dal feedback della performance live raccolgono sempre tanto: dopotutto è un dare-avere anche questo, dove anche il pubblico gioca un ruolo fondamentale sugli artisti, anche solo con la spontaneità degli atteggiamenti dei presenti.

Poesia e musica. Due strade separate o che s’incontrano più spesso di quanto si creda?
Per me sono una cosa sola, cambia solo il linguaggio, ma i meccanismi sono identici. Non a caso tecnicamente ci sono molti richiami fra poesia e musica, il ritmo musicale e il ritmo di una poesia, ad esempio, ne sono una chiara prova. L’evoluzione e la commistione poi delle due forme d’arte hanno valorizzato l’un l’altra, stringendole ancor di più.

Parlando di Festival musicali. Pensi siano utili per farsi conoscere?
Assolutamente si. In questo vorrei spezzare una lancia a tutte quelle persone che investono tempo e denaro a realizzare appuntamenti musicali e in particolare quelli dei Festival. L’aria e il clima di un evento talmente intenso è unico, lo sentono gli artisti e lo sentono gli spettatori. Questo aiuta tanto le persone quanto il territorio. Ne scaturisce uno scambio umano di grande qualità, nonché possibilità e prospettive lavorative concrete.

Hai in progetto un tour per proporre le tue canzoni?
Sto lavorando a stretto contatto con le realtà calabresi, quali club e locali di musica riscuotendo un crescente successo e seguito. Anche grazie al lavoro dell’editore e del gruppo, tutti disponibili e attivi nel lavorare al booking che da gennaio 2018 avrà delle novità concrete!

www.emmerecordlabel.it/
 
Top
0 replies since 10/11/2017, 15:36   116 views
  Share