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Intervista con il cantautore Corrado Coccia

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view post Posted on 1/9/2017, 08:27
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Intervista con il cantautore Corrado Coccia

Corrado Coccia ha fatto uscire il suo nuovo lavoro discografico, "Chiaroscuro". L'album è il terzo del cantautore milanese, che ha alle spalle esperienze significative, come la vittoria del premio Migliore Autore al festival di Castrocaro del 2009, e la collaborazione con Danilo Minotti. Ecco l’intervista gentilmente rilasciata…

Quanto c’è voluto per mettere insieme il tuo terzo album, “Chiaroscuro”?
Un disco prima di essere messo in lavorazione, bisogna che lo si pensi! Il mio parto celebrale è durato davvero parecchio! Oltre 7/10 mesi. Poi ho cominciato a mettere le mani sul pianoforte, e poco dopo le prime parole. Direi che un paio di anni ci sono voluti. Sono assai lento nello scrivere sopratutto i testi.

E’ un disco che in parte, si ricollega a quanto fatto fino ad oggi?
Forse no! Volli assolutamente girare la bussola, e camminare verso altri punti cardinali. Penso che poco ci sia di collegabile ai precedenti lavori. Forse la voglia di non crescere mai, anche qui per certi versi emerge... Ma in maniera decisamente meno “ invasiva “.



L’hai considerato come un disco riflessivo, un disco invernale…
Le atmosfere ti portano a stapparti una bottiglia di quelle buone, stare in pantofole calde dinnanzi ad un camino. Amo l’inverno e i suoi derivati, cerco quindi di fare trasparire questa mia preferenza meteorologica, anche in fase di scrittura. L’intento sarebbe quello di fungere da ulteriore camino per scaldare i cuori… Non sempre questa operazione riesce... Però ci si prova. Il fatto che lo abbia definito “ riflessivo “ , è perché molti momenti del disco, sono figli di lunghe riflessioni da parte mia sia sul mio vissuto, sia sul vissuto dell’uomo in generale.

A tuo parere quali potrebbero essere le carte vincenti di questo disco?
Se avessi queste risposte, avrei propinato le stesse agli addetti ai lavori. Sinceramente non so! Forse davvero, bisogna che le persone abbiano un poco di pazienza, e si cerchino momenti di riflessione per gustarselo e quindi valorizzarlo. Questa operazione a dir poco bizzarra, dovrebbero sopratutto metterla in atto gli addetti ai lavori. Non avendo scritto un disco con la rima baciata, dubito che ciò possa accedere… I vari talent insegnano.

Poesia e canzone, quanto hanno in comune?
Sono due mondi agli antipodi! Davvero! Anni luce di distanza a mio avviso. Reputo la poesia, la sola forma d’arte espressiva in materia di parole scritte. Come uso spesso dire, la canzone, è una lussuosissima scusa per chi non sa scrivere poesie. Credo davvero poco a cantautori poeti. La poesia ha un ritmo diverso, è molto corta, ha il dono della sintesi, la poesia è priva della musica…! Non credo molto a chi dice che una canzone con delle belle parole, sia una poesia. Allora Casadei propone da decenni il tango! C’è sempre la fisarmonica nel loro repertorio…! :-)

Com’è nato il tuo amore per la musica?
E’ nato strimpellando una vecchia tastiera che abitava casa di un amico d’infanzia. Spesso ( con la scusa di scendere da lui a salutarlo ), mi mettevo a strimpellare quei tasti sgangherati. Dopo diversi tentativi ( alcuni dei quali decisamente fallimentari ), decisi di fare sul serio. Intercettai attraverso mamma, una sua cugina che insegnava al conservatorio. Ci fu anche un cantautore dialettale milanese che mi inculcò la voglia di scrivere. Il resto è storia recente.

Quando componi, cerchi di farlo sulla scia dell’entusiasmo, della spontaneità o…?
Domanda splendida che nessuno mi ha posto! Grazie! Direi l’entusiasmo! Quando le cose mi vanno bene, le note cadono dal cielo, ed io sono pronto li sotto senza ombrello per annegarci dentro, le parole escono come fossero già in bocca… Insomma! Tutto mi va bene! Siccome però i momenti belli non è detto che siano i più numerosi, ecco a volte cadere nell’oblio e dubitare persino di sapersi sedere sul seggiolino del pianoforte.



Quali sono gli artisti che più ti piacciono?
Se quella qui sopra era una domanda bellissima, questa mi piace di meno ( senza rancori per carità ). Non c’è un motivo particolare che non mi invogli alla risposta, solo che davvero ho paura di passare per quello che imita o scimmiotta! Il rischio è sempre elevato. Sicuramente Claudio Baglioni è stato il mio faro. Ora lo guardo con molta tenerezza pur andando sempre ai suoi concerti. Amo Vinicio Capossela, Ivano Fossati, Tori Amos, Norah Jones, e Tom Waits. Se però dovessero obbligarmi a scegliere una playlist prima di partire per l’Isola dei famosi, ti dico che ci metterei Kurt Weill e JS Bach. Due musicisti che adoro fino al midollo.

Dedichi tante ore allo studio ed al perfezionamento artistico?
Non guadagnandomi da vivere con la musica, ti rispondo NO. Ovvio che non appena mi è possibile mi butto a pesce! Le canzoni più “ belle “ , le ho scritte bloccandomi da solo in ascensore dove lavoro in attesa che i pompieri venissero a liberarmi… Per fortuna non soffro nei posti chiusi, altrimenti mi sarei scritto un requiem.

Quando si compone, quanto contano cuore e passione?
Entrambe le cose in ugual misura. Beethoven ( non uno qualunque ), asserì che una o più note si possono sbagliare, ma se manca la passione, allora la cosa è decisamente imperdonabile. Circa il cuore, se si fanno cose senza l’amore per le stesse, meglio lasciare stare. La musica ( ma anche altre forme d’arte ), non mente. Si capisce se una cosa è stata fatta con il cuore, o se per compiacere.

Raggiungere un proprio stile ed identità, quanto è importante per un artista?
Penso sia fondamentale per non assomigliare a nessuno. Come nella domanda qui sopra, il rischio è assai elevato.

Come trovi cambiato il mondo della musica in questi ultimi anni?
Purtroppo è cambiato in peggio. I Talent hanno letteralmente polverizzato ogni speranza di rinsavire da un periodo che comunque era peggiorato già di suo. Santa Maria De Filippi e amici , hanno dato il colpo di grazia. La musica “ usa e getta “, andò di moda dapprima con le canzoni estive ( anche se alcune come “I Like Chopin” le riascoltiamo con piacere ), e poi con quelle canzoni strutturate in stile anglosassone e statunitense. Cerco di spiegarmi. Quando il cantautorato sembrava essere passato di moda ( e sottolineo SEMBRAVA ), qualche scopritore di talenti, ebbe la brillante idea di scimmiottare generi a noi poco familiari e farci delle canzoni. Operazione sconsiderata se si pensa che siamo il paese del “ bel canto “. Non avevamo nulla da imparare da terzi… Giusto ascoltare tutto il mondo che suona, ma giusto sapere che la nostra musica ha un valore inestimabile. Non è razzismo musicale NON MI SI FRAINTENDA! Io stesso ascolto tantissima musica straniera, ma non ho la sindrome esterofila. Davvero un discorso complesso. So che potrebbero essere scomode per qualcuno queste mie affermazioni, ma è ciò che penso. La cosa che mi fa gioire, ma anche arrabbiare, è che ci sono centinaia e centinaia di grandissimi autori, musicisti e produttori sparsi nel nostro paese, che debbono suonare per pochi euro, essere turnisti di un qualunque ragazzetto che indossa una tuta per sapere se è stato selezionato da persone incompetenti, o autori che debbono “ regalare “ canzoni ai big senza ricevere risposta alcuna perché non conoscono il giusto capo banda che li inserisca nel sistema ahimè più che corrotto. Davvero siamo alla frutta… Non trovo soluzioni degne d’essere chiamate tali.

Che cosa significa per un artista potersi esprimere liberamente al 100%?
Altra domanda splendida, ma assai difficile. Ti rispondo dicendoti : “ESSERE ONESTI CON SE STESSI E CON IL PROPRIO LAVORO “. Andare oltre, vorrebbe dire per me buttare benzina sul fuoco e puoi immaginare cosa voglia intendere e su quali argomenti spinosi mi potrei buttare. Come vedi, non sono uno che sta zitto.

L’aspetto “live” del tuo lavoro, quanto ti piace?
Spesso mi viene fatta questa domanda, e chi riceve la mia risposta spesse volte rimane basito. Ovvio che è fondamentale. Io stesso, volli esserci sempre e comunque per la paura di non essere trasparente agli occhi della gente. Una buona dose di auto celebrazione ed egocentrismo c’è in chi fa musica e si esibisce. Suonare dal vivo, è assai bello anche perché puoi guardare gli occhi delle persone e carpirne le emozioni, sapere se le loro sono state le stesse che tu hai provato quando scrivevi le canzoni… Insomma! Gli aspetti positivi sono infiniti. Nonostante tutto ciò, posso dirti che sto diventando un cantautore casalingo per scelta. Cerco di centellinare le esibizioni live. Sono più propenso a starmene semmai in studio per cercare di dare un colore diverso sempre, a quello che sino a quel momento avevo fatto. EVOLUZIONE, è forse la parola che in questo periodo amo di più.

Una canzone può essere un ottimo modo per comunicare?
Assolutamente si! Dove ci sono le parole, c’è comunicazione. Credo molto meno alle canzoni “ slogan “ … Quella è una cosa diversa alla quale credo poco. La musica si metterebbe al servizio di troppi “ credo “, e quindi perderebbe la naturalezza della quale si è parlato poco fa.

C’è un ricordo relativo alla tua carriera artistica che è rimasto indelebile?
Direi molti! Se però dovessi sceglierne uno, è quando suonai con il primissimo gruppo. Tutti musicisti non professionisti ( ovviamente me compreso ), che però provavano un amore infinito per la musica e la mia causa. Conobbi in quella occasione Demetrio. Lui suonava la batteria, dettava il tempo, ma non ci fu più tempo per la sua vita. Qualcuno più importante di noi, decise di portarlo con se per farlo suonare con gli angeli.

Com’è il tuo pubblico tipo e qual è il rapporto che hai con chi ti segue?
Il mio pubblico è decisamente più vecchio di me. Avendo 46 anni, puoi immaginare che se tardo con la fine dei concerti, ci sarebbe il problema del rientro in casa di cura! Ovviamente sto ironizzando per fare capire che il mio pubblico spesse volte ha i capelli più brizzolati e bianchi dei miei. Il rapporto è assai spontaneo e genuino. Non ho nemmeno il problema di sceglierlo perché non è molto numeroso… !



C’è ancora chi pensa che “Il cantautore non è un mestiere”… Insomma, fare arte, molti credono sia solo un hobby, quantomeno in Italia?
Ben detto Andrea. Spesse volte ad una persona che suona viene chiesto : “ che lavoro fai ? “ . risposta : “ il musicista “ , contro replica : “ e di lavoro? “ a te l’ardua sentenza. L’hobby io lo intendo, andare allo stadio, fare la “ classica “ collezione di farfalle, giocare con la Play o stare in panciolle a leggere. Fare musica ( mi sia perdonato il francesismo ), vuole dire farsi un gran culo. E’ assolutamente una disciplina. Ma se in Italia suoni, vuole dire che non hai niente da fare e ti droghi!

Ci sono dei momenti particolari nel corso della giornata, nei quali nascono le tue canzoni?
Nel mio caso, decisamente la sera. Sia perché mi sento più concentrato perché regna il silenzio, sia perché ( ma questa è una mia personalissima suggestione ), ho l’impressione di fare una cosa semmai ancor più nobile. Lavorare di sera, ha sempre un non so che di stacanovismo. Mentre tutti dormono, tu stai lavorando per loro. Figo No ? Da raccontare ai nipoti.

Per un autore, quanto è importante saper cogliere e sintetizzare quanto gli sta attorno?
Il dono della sintesi come ebbi modo di asserire qui sopra, appartiene alla poesia… Ma anche la canzone ( non essendo un’opera ), deve comunque limitarsi ad un certo numero di minuti. E’importantissima la sintesi, se proprio uno non ci riesce è bene che pensi ad un concept album

La musica, specie negli ultimi anni, è anche immagine… c’è il rischio che questa finisca con l’oscurare le varie composizioni?
Ti rispondo dicendoti questo. Il mio più grande obiettivo ( ancora prima di sapere cantare e suonare ), è quello di scrivere delle fotografie. Mi piacerebbe molto che qualcuno mi dica : “ nell’ascoltare una tua canzone, ho visto ciò che hai scritto “. Questo sarebbe il mio sogno. Vorrebbe dire d’essere riuscito. Quando vedi una canzone, la canzone ha fatto centro. Siccome non tutti la pensano come me, ed il mondo ha preso pieghe ben diverse, allora tutti quanti ( me compreso ), è ricorso al Video Clip. Mondo assai affascinante per mio conto. Amo il cinema, e quando mi è capitato di girare i 4 video , mi sono sentito un poco attore. Assolutamente un mondo bellissimo, ma assai pericoloso… Un po’ come i dolciumi ! buoni ma mai abusare di essi.

Sei soddisfatto di come suona questo tuo album?
Assolutamente si! C’è stato davvero un lavoro maniacale dietro alle sonorità. Ore ed ore passate ad ascoltare suoni che potessero avvicinarsi al mio volere. Ringrazio Ivano Fossati perché è stato il mio faro in questo senso. Ho ascoltato molti dei suoi lavori per fare capire al mio produttore Roberto Arzuffi, cosa volessi ottenere. Nei dischi di Ivano, Martin Jane Robertson ( curatrice dei suoni ), fece una delle imprese più titaniche. Fece suonare i dischi in modo davvero sublime. Forse paragonabili solo all’equipe di Peter Gabriel alla Real World. A fronte di questa assoluta felicità nell’avere ottenuto i suoni che cercavo, ringrazio davvero Arzuffi per avermi capito sino nelle viscere e da questo magazine, potrà capire che difficilmente mi libererò della sua professionalità.
Già che ci sono e se me lo concedi, vorrei citare tutti colori i quali hanno suonato:
Roberto Arzuffi ( produzione, chitarre e mix )
Marcello Noia ( clarinetto e sax )
Roberto Dragonetti ( basso elettrico ed acustico )
Daniele Arzuffi ( voce narrante )
Davide Arzuffi ( batteria e percussioni )
Paola Dimanti ( violino )
Annabruna Gigliotti ( poetessa )
Arianna Ravidà ( grafica )
Arrangiamenti Corrado Coccia, Roberto Arzuffi e Marcello Noia.

Grazie a te Andrea per il tuo prezioso tempo.

videoclip:





Per ulteriori info:

www.facebook.com/CocciaCorrado
www.corradococcia.it

www.lccomunicazione.com

Edited by AndreaTuretta - 1/9/2017, 10:13
 
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