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Intervista con la cantante e attrice italo-tunisina M’Barka Ben Taleb

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view post Posted on 6/10/2014, 10:32
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Intervista con la cantante e attrice italo-tunisina M’Barka Ben Taleb

E’ uscito recentemente il disco “PASSION FRUIT” (Graf/Full Heads) della cantante e attrice italo-tunisina M’BARKA BEN TALEB. Il disco è stato anticipato in radio dai brani “Je t’aime moi non plus”, un’inedita versione etnofunk del brano di Serge Gainsbourg. Ecco l’intervista gentilmente rilasciata dall’artista…

Il tuo tour è partito da Napoli… Possiamo dire che non è un caso?
Certo. E sono partita dal cuore di Napoli, piazza Bellini, davanti alle rovine delle antiche mura grecoromane, al centro dei decumani, davanti a migliaia di napoletani di tutte le età e di tutte le razze. L'accoglienza è stata stupenda, la folla ha ballato e chiuso con me il concerto cantando in coro "'O sole mio": il pubblico in napoletano, io in arabo. Un magnifico viatico per il tour indoor.

E’ uscito il tuo album, “Passion fruit”. Un disco di inediti e cover… Com’è avvenuta la scelta dei pezzi da inserire nel disco?
Una scelta di pancia, di cuore, di passione. Sono canzoni d'amore e carne, canzoni maschili, come "Je t'aime moi non plus" di Serge Gainsbourg, "Storia d'amore" di Celentano, "Guaglione"... che declinate al femminile diventano ancora più sensuali, se non spudorate. Frutti di passione, appunto.

L’impressione è che tu ami collaborare con altri artisti. Nel tuo disco figurano i nomi di Enzo Gragnaniello e del chitarrista, Fausto Mesolella…
E' vero, loro sono dei grandi, Enzo ha scritto per me e duettato con me, Fausto mi ha prestato la sua chitarra. Ma tutta la mia carriera è ricca di collaborazioni, con Eugenio Bennato, con Tony Esposito, con il supergruppo di "Passione tour"... E, oggi, con un giovane talento esplosivo come Alessio Arena, oltre che con i miei fidi complici Tonico70 e Arcangelo Michele Caso, responsabili del mio sound insieme digitale, etnico e da camera, sia su disco che sul palco.

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Foto di Eugenio Blasio

Con la tua musica riesci ad unire i diversi sound dal mondo… Davvero la musica può essere utile ad unire i popoli?
Non ho dubbi, come la religione li separa, così il canto libero li unisce. La musica è come l'amore: mette le persone insieme.

Hai avuto modo di lavorare con John Turturro. Che cosa ti ha trasmesso questo artista?
Una enorme lezione, di professionalità, di umiltà. Mi ha voluta in "Passione", grazie all'illuminazione di Federico Vacalebre, per me e per tutta la scena musicale napoletana molto più di un punto di riferimento. Poi mi ha rivoluta in "Gigolò per caso", tra Woody Allen e Sharon Stone. Gliene sarò grata per sempre.

Quali sono i tuoi ricordi legati alle prime esperienze musicali?
L'accoglienza degli artisti, il primo fu Tony Esposito, e del pubblico napoletana: calore e amore per una tunisina che stava per diventare napoletana.

E’ stata laboriosa la lavorazione di questo tuo album?
Sì, perché ho cambiato suono, perché ho inseguito a lungo la giusta ricetta, perché ho dovuto prima trovare un produttore come Jerry De Concilio, che, con Michele Romano, ha deciso di investire su di me, affidandomi nelle mani creative giuste, a partire da quelle della regista Elena De Candia, che ha girato il videoclip di "Je t'aime moi non plus".

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Foto di Eugenio Blasio

Quanto è importante per un’artista, poter contare sulla fiducia degli addetti ai lavori oltre che del pubblico?
Molto, io spero di esseremi fatta conoscere per la mia professionalità e puntualità, oltre che per la voce.

Sei riuscita a mettere tutto dentro all’album o qualcosa è rimasto in un cassetto?
C'è più di una sorpresa da mettere in cantiere, da un disco collettivo di artisti napoletani riuniti intorno a un grande vecchio della tradizione a... sorpresa!

Ami maggiormente il lavoro di preparazione al disco oppure il portare le canzoni sui vari palchi durante i concerti?
In studio mi sento più creativa, sul palco più concentrata.

Musica è arte. In Italia pensi se ne sia consapevoli?
No. L'Italia è la terra della grande bellezza trattata come immensa bruttezza.

Nella nostra società che fine pensi abbiano fatto i valori morali?
Non voglio ergermi a moralista, so che io cerco di passarli a mio figlio Fadel.

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Oggi per chi fa musica, sembra contare sempre più l’immagine che la sostanza…
Non basta più l'immagine, l'apparire. Oggi con il silicone e il photoshop sono tutte belle e uguali. E' la diversità, l'essenza, la realtà, che conta.

Musicalmente parlando, credi sia in atto una rivoluzione in questi ultimi anni?
No, al massimo un riposizionamento. E un cambiamento tecnologico.

Quali sono le tappe della tua formazione artistica, cui tieni di più?
Il mio primo album "Alto calore". "Passione" e "Passione tour", ma soprattutto, questo mio nuovo disco.

Oggi, per decidere di intraprendere la carriera musicale, bisogna essere spinti da una grande passione. Non si può più dire che chi decide di fare il cantante lo faccia per denaro… teoricamente, ciò dovrebbe favorire gli artisti che hanno davvero qualcosa da dire…
Teoricamente, tu l'hai detto. Quanto alla passione, è parola sin troppo centrale nella mia carriera.

Ti sei fatta un’idea di quale tipologia di pubblico ti segue?
No. Ma azzardo: di buongustai?

Per chiudere, c’è qualche suggerimento che ti sentiresti di dare a chi desidera seguire una carriera di tipo artistico-musicale?
Va dove ti porta la passione. E presentati sempre con un frutto della passione.


Pagina Facebook dell’artista:

www.facebook.com/bentalebofficial?sk=wall


www.paroleedintorni.it
 
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