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Intervista con Piero Fabrizi

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view post Posted on 8/10/2014, 16:55
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Intervista con Piero Fabrizi

E’ uscito nei giorni scorsi l’album d’esordio di PIERO FABRIZI, “PIERO FABRIZI and friends – PRIMULA” (pubblicato su etichetta Route 61 Music in associazione con Brave Art Records). L’album è stato registrato tra Rio De Janeiro, Roma, Milano e New York vede la preziosa collaborazione di moltissimi artisti internazionali come Chico César, Tony Levin, Jaques Morelenbaum, Moreno Veloso, David Binney, Mauro Pagani e Maurizio Giammarco. Musicista, compositore, produttore e arrangiatore, PIERO FABRIZI è attivo nel panorama musicale italiano sin dal 1980… Ecco cosa ci racconta nell’intervista gentilmente rilasciata…


Per anni hai lavorato a fianco di altri artisti, ora possiamo dire che sei passato “dall’altra parte della barricata”. Come ti sei trovato in questa nuova veste?
Non vedo grande differenza onestamente, se non per la difficoltà maggiore nel produrre il mio album rispetto a quello di qualcun altro. A me interessa fare musica, e in questo non mi sento diverso da ieri.

La tua grande esperienza in ambito musicale, ti è stata d’aiuto nel capire che strada seguire per comporre il tuo album, “Piero Fabrizi and Friends - Primula”?
Certo, l'esperienza conta molto, ma in questo caso l'approccio alla composizione e alla costruzione dell'album è stato totalmente istintivo, l'eterogeneità dei brani ne è una testimonianza concreta. Parola d'ordine: libertà.

L’album è stato realizzato in giro per il mondo (Rio De Janeiro, Roma, Milano e New York”). Un disco dal sapore quindi internazionale?
Direi proprio di si, c'è una sola canzone dove propongo un testo italiano, per il resto il disco spazia in aree molto diverse e lontane dai territori battuti abitualmente, dalla musica italiana. Questa è stata una scelta maturata nel corso della realizzazione dell'album.

Tanti artisti italiani e stranieri in questo tuo disco. E’ stato semplice coinvolgerli nel tuo progetto artistico?
Ho invitato gli ospiti ed i musicisti a partecipare alle registrazioni, in modo molto naturale e informale, tutti hanno aderito con convinzione, inutile dire che la cosa mi ha gratificato enormemente.

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foto di G. Canitano

C’è un filo comune che lega tra loro le canzoni del tuo disco?
Si, c'è il collante sonoro delle mie chitarre e delle melodie che caratterizzano ogni composizione, poi c'è questa mescolanza di musicisti invitati a suonare cose diverse, su Kashmir, ad esempio, ho scelto soltanto musicisti brasiliani, per sfatare un luogo comune, ovvero che i brasiliani siano in grado di suonare soltanto la loro musica popolare… non è vero, possono suonare rock e suonarlo bene!

Negli anni, come ricordato, hai lavorato sia come autore che musicista, a fianco di molti artisti. Molti ricorderanno un lungo sodalizio artistico con Fiorella Mannoia. Cosa ti ha trasmesso questa grande artista?
La lunghissima collaborazione durata 23 anni con Fiorella Mannoia è stata motivo di arricchimento per entrambi credo. Lei amava definire in nostro, un sodalizio artistico al 50% e in effetti siamo stati un tutt'uno per molti anni, abbiamo condiviso scelte coraggiose e raccolto risultati eccellenti, pur mantenendo un rigore e un’attenzione alla qualità che le hanno permesso la costruzione di una carriera solida e durevole, senza mai perdere di vista l'aspetto popolare, che ritengo essenziale. Arrivare al grande pubblico proponendo musica d'autore, è tanto difficile quanto appagante.

Con questo progetto artistico, sostieni anche “Il sorriso dei miei bimbi”. Puoi dirci di cosa si tratta esattamente?
E' un progetto ideato circa 12 anni fa da Barbara Olivi, atto ad aiutare nell'alfabetizzazione i bambini della favela di Rocinha, (la più grande favela di Rio e di tutto il Sud America), ma non solo, si rivolge anche agli adulti che vogliono imparare a leggere e scrivere, accoglie i ragazzi in spazi e aree scelte per formare laboratori di danza, ginnastica, uso del computer e anche un piccoli corsi botanica. Creare un'isola culturale in un luogo molto duro e difficile come Rocinha, non poteva non suscitare il mio ammirato interesse.

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Come trovi sia cambiato il mondo della musica dai tuoi primi anni di attività ad oggi?
Direi in modo sostanziale… nulla è, ne sarà più come prima. L'avvento di internet ha portato cambiamenti radicali in tutto il mondo e non soltanto musicalmente parlando, trovo che l'industria musicale non abbia saputo cogliere tempestivamente questo cambiamento fisiologico e ineluttabile, subendolo e controllandolo in modo goffo e inadeguato. Trovo una grande mancanza di qualità rispetto all'eccessiva offerta che il panorama mondiale sta offrendo… la musica ha perso gran parte del proprio valore, del suo fascino e della sua unicità, grazie proprio alla facilissima reperibilità on line, il più delle volte gratuita.

L’esperienza porta ad una maggior sicurezza?
Di certo l'esperienza conta molto, ma la sicurezza deriva soprattutto, dalla consapevolezza e dalla convinzione di ciò che si va a proporre.

La sofferenza e i momenti di difficoltà, possono essere degli stimoli importanti per un autore di canzoni?
Un compositore vive di emozioni, e a volte riesce a tradurre anche il più doloroso stato d'animo in qualcosa di musicalmente coinvolgente… quindi, si, direi che la vita in generale con i suoi momenti diversi, possa essere di grande ispirazione per un musicista/autore.

Cosa ti piace e cosa non ti piace del mondo della musica?
Mi piace la passione, l'istintività, la potenza del mezzo espressivo, la possibilità di riuscire a comunicare in un linguaggio comune… tra culture e persone diverse. Non mi piace l'ottusità di un certo business non intelligente, che tende a massificare tutto, senza rispettare le unicità e i valori artistici.

Oggi trovi ci sia una carenza di idee da parte di tanti autori? Pochi vogliono magari rischiare?
Non saprei dire se c'è carenza di idee… o piuttosto, meno richiesta di vere idee da parte di un mercato asfittico e confuso. Chi ha da dire qualcosa, riesce sempre e comunque a farlo con convinzione e chiarezza, magari facendo più fatica che in altri momenti storici, questo si. Il pubblico deve districassi tra miriadi di proposte musicali estremamente simili tra loro, ma molto diverse qualitativamente parlando… quindi, difficilmente selezionabili, con il poco tempo a disposizione che rimane.

Oggi è più facile di ieri, affermarsi fuori dell’Italia?
No non credo, è soltanto cambiato il livello di comunicazione, per affermarsi in Italia o fuori, ci vuole talento, impegno e caparbietà, virtù richieste da sempre al fine di ottenere risultati sensibili in campo artistico.

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foto di G. Canitano

Come autore, sei ipercritico e perfezionista?
Non saprei, tendo ad essere poco indulgente nei miei confronti, e lo sono ancor di più se si tratta di una mia composizione, non mi do mai pacche sulle spalle, tendo ad essere un perfezionista, ben sapendo che non potrei mai raggiungere neanche lontanamente la perfezione.
Sono molto più interessato al contenuto che alla forma, oggi più di ieri.

Cosa ricordi delle prime volte che sei salito su di un palco?
Una forte ebrezza, un'emozione forte, la tua vita è sospesa tutta in quell'istante prima dell'inizio. Difficile da spiegare ed ogni volta è in parte la stessa emozione, è come salire sulla cima di una montagna, sapendo che potrai spiccare il volo.

Cosa ne pensi dei talent show?
Sono eventi televisivi, che poco hanno a che fare con la vera musica, si propone un messaggio a mio avviso sbagliato, nei confronti di giovani artisti che invece di puntare sulla concretezza delle proprie doti, sul linguaggio personale e soprattutto sulle doti compositive, vengono spinti piuttosto, all'emulazione di modelli già esistenti, al fine di gareggiare per un pubblico di tifosi, che non cambieranno di una virgola, la loro personalità artistica… ove ce ne fosse. Insomma una riproposizione chiave moderna del pluri millenario: Panem et Circenses
Non è un caso che alcuni tra i più grandi artisti mondiali (Pink Floid, Elton John, Foo Figthers, Led Zeppelin, David Byrne, Neil Young, Joni Mitchell e molti altri), abbiano preso una dura posizione contro questi format televisivi.

E della tecnologia applicata alla musica?
E' sempre una questione di misura. La tecnologia ha fatto passi da gigante e musicalmente ha aiutato a velocizzare alcuni processi creativi soprattutto in studio, ma al contempo, ne ha penalizzato il livello qualitativo di altri, alcune registrazioni analogiche hanno tutt'altro fascino rispetto a registrazioni realizzate in modo totalmente digitale, Ma questi sono dettagli per puri intenditori... purtroppo.

Per chiudere, c’è qualche consiglio da dare a chi intende accostarsi alla tua musica, magari proprio partendo da questo tuo album?
Soltanto uno: prendersi un'ora di tempo, chiudere gli occhi e ascoltare, magari con una cuffia comoda, che non renda faticoso l'ascolto.

Per ulteriori info:

www.route61music.com

www.pierofabrizi.com

“Il sorriso dei miei bimbi”
www.ilsorrisodeimieibimbi.org


www.paroleedintorni.it
 
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