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Intervista con I Cosi

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view post Posted on 8/6/2012, 08:58
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Intervista con I Cosi

Di Andrea Turetta

La band dei I Cosi è tornata sulle scene dopo il clamoroso successo del suo esordio e lo ha fatto con un disco “Canti Bellicosi”, interamente autoprodotto e dedicato al tema dei conflitti. Il disco è stato registrato in una prima sessione presso il Mizkey Studio di Lodi e successivamente presso le Officine Meccaniche di Milano, dove è anche stato interamente mixato da Antonio Cupertino. Produzione artistica di Marco Carusino. Produzione esecutiva di Marco Carusino e Max Carinelli. Mastering di Giovanni Versari. I Cosi sono Marco Carusino (voce e chitarra), Antonio Mesisca (basso) e Alessandro Deidda (batteria). Ecco l’intervista cui ha risposto Marco Carusino…

Quali le novità principali presenti in “Canti bellicosi”, rispetto al vostro disco “Accadrà”?
Se “Accadrà” era una sorta di omaggio alla canzone italiana, “Canti Bellicosi” è un primo vero tentativo di sviluppare il percorso musicale della band all’interno della canzone-tradizione italiana.

Da segnalare che questo vostro album è autoprodotto. Quasi una via obbligata se si desidera fare un album vicino al proprio modo d’essere?
L’autoproduzione è come un lungo viaggio, una strada piena di curve, bisogna sviluppare una visione d’insieme di tutto il percorso prima di partire e basta poco per perdersi o rimanere “a piedi”. E’ una scelta obbligata perché nessuna casa discografica ha deciso di produrci ma al tempo stesso abbiamo fatto di necessità virtù. Per fare un album vicino al proprio modo d’essere bisogna prima sapere chi si è ed oggi non è per niente facile, l’autoproduzione artistica è stata una bella sfida.

Questo vostro nuovo disco ruota intorno al tema dei conflitti… E’ stato un percorso complicato mettere insieme i dieci pezzi che lo compongono?
Essendo un concept album il processo creativo ruotava attorno ad alcuni temi musicali e concettuali ricorrenti, lavorando in parallelo tra musica e parole, poi le prime registrazioni a Lodi con Antonio e Ale, la collaborazione con Alessio Dinizio sui testi di alcune canzoni, poi altre registrazioni sparse tra case-studi vari,poi l’apporto di altri musicisti che hanno impreziosito gli arrangiamenti, in seguito agosto alle Officine meccaniche le ultime registrazioni delle voci e il mix con Cooper, insomma una lunga metamorfosi.

C’era la volontà di unire quanto fatto fino ad oggi con un percorso innovativo?
Diciamo che questo è stato il nostro obbiettivo principale; far emergere, al di là dei riferimenti, l’evoluzione del nostro sound e della nostra scrittura verso una dimensione più ampia libera e personale.

Come trovate cambiato il mondo della musica, dai vostri esordi ad oggi?
Allora finiva un’epoca, quella dei soldi facili per tutti, quella dei dischi che si vendevano, ora è l’era della crisi, del mercato discografico e insieme di tutto l’occidente. Le nuove vie della musica sono nel web ma ancora siamo lontani da un uso consapevole del mezzo. I talent show completano il quadro di una realtà in continua evoluzione-involuzione. Come in tutti i periodi di transizione le idee ci sono, forse confuse ma qualcosa comincia a cambiare. La musica è eterna ma ha bisogno noi, del nostro coraggio e della nostra passione, per riscoprire quel suo infinito potere di esorcizzare le nostre paure e le nostre speranze e mettere in crisi le nostre certezze per farci crescere ed evolvere.

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Quanto conta per un artista riuscire ad osservare e sintetizzare tutto quello che gli sta attorno?
E’ importantissimo per un artista attingere dalla realtà di tutti i giorni per poi cercare di trascenderla e renderla universale, non è semplice ma è questo rapporto che da spessore e credibilità e longevità ad una canzone.

Oggi la vera trasgressione sta nella normalità?
Bisognerebbe definire il concetto di normalità ma di sicuro non è facile essere semplicemente come si è, in un mondo ormai schiavo dell’apparire e dell’atteggiarsi forse si comincia a sentire la mancanza di cose belle e buone… insomma ciò che un tempo era considerato implicito e scontato forse oggi non lo è più. Se è normale trasgredire allora la normalità è trasgressiva.

Ci sono dei ricordi divertenti legati alla lavorazione del vostro disco?
Tanti, ma forse l’anno scorso il mini tour al sud con il pulmino anni ‘60 di Red Bull è stato il momento più divertente tra Sicilia, Calabria e Puglia di ricordi ne abbiamo raccolti un’infinità…

Cosa vi piace particolarmente del linguaggio musicale?
Una poesia non ha bisogno della melodia, ha già la musica dentro basta leggerla; ma una canzone per essere tale deve avere le sue note e i suoi accordi e se l’alchimia funziona, quando si crea un legame tra le sillabe e i temi musicali, l’incontro-scontro dà a questo linguaggio una forza dirompente e unica.

Quanto è utile per un giovane artista avere dei riferimenti tra i suoi predecessori?
Non è solo utile ma è naturale ed essenziale che sia così. Il problema è quando per così dire si sente più il riferimento che il resto. Bisogna far proprie e non imitare gli spunti e le soluzioni altrui senza scimmiottare nessuno ma è un percorso di auto-affermazione di sé che richiede esperienza e soprattutto coraggio.

La musica dovrebbe essere considerata cultura, eppure a volte si ha l’impressione che da molte istituzioni o persone non sia trattata così… che ne pensate?
Ormai la musica ma direi l’arte in generale, è considerata piuttosto un business da coloro che ne sfruttano la capacità comunicativa e aggregativa. La musica è cultura quando nobilita l’uomo, quando stimola il pensiero, nel momento in cui riesce…

Avete un pubblico che vi segue fin dagli esordi? Com’è il vostro rapporto con loro?
Certo e gliene siamo molto grati, il nostro rapporto con loro lo definirei confidenziale e sincero.

Cosa consigliare a chi intende avvicinarsi alla vostra musica?
Le canzoni parlano da sé ma il mio consiglio è di cercare di venire a sentire un nostro concerto, vedere per credere.

PAgina FB del gruppo:
www.facebook.com/icosi

www.laltoparlante.it
 
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