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Intervista con gli Stereonoises

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view post Posted on 2/4/2012, 14:25
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Intervista con gli Stereonoises

Di Andrea Turetta

E’ uscito il primo album della band degli Stereonoises, “Colours In The Sky”. La produzione artistica del disco è stata affidata a Paolo Messere, già titolare della “Seahorse Recordings”. La distribuzione dell’album, su tutto il territorio nazionale, è stata realizzata da “Audioglobe. La band è costituita da quattro elementi: Andrea (voce, tastiere e programmazioni), Andrea (chitarra), Toni (basso), Antonio (batteria) Salvo (chitarra). Ecco l’intervista gentilmente concessa dal gruppo…

In quale occasione è nato il vostro progetto musicale?
La band è nata nel Dicembre 2008. Io (voce), Antonio (batteria) e Toni (basso) venivamo da una precedente esperienza musicale insieme. In quel periodo il nostro vecchio progetto si concluse e iniziammo a suonare con Andrea (chitarra) e senza volerlo si formarono gli Stereonoises.
Poi nel Novembre 2011 entrato a far parte della band anche Salvo (chitarra)
Attualmente quindi la band è composta da 5 elementi.

E’ stato difficile mettere insieme i brani che compongono il vostro nuovo album?

No, anzi. Ne avevamo di idee e canzoni messe da parte. Alcune addirittura risalgono anche ad alcuni anni fa. Diciamo che se hai iniziato a strimpellare uno strumento a 15 anni e pubblichi il primo album a 30, allora di sicuro ne avrai avuto di tempo per scrivere qualcosa.
Però ci sono anche alcune canzoni dell’album che risalgono alle ultime settimane prima della registrazione. Ad esempio “Makin’ a Cirle” è stata praticamente completata nelle ultime 3-4 settimane precedenti le registrazioni ed è stata messa insieme per la prima volta proprio in studio.
Neanche noi fino ad allora potevamo avere un’idea precisa del risultato finale, potevamo solo immaginarlo.

Quanto conta la tradizione e quanto l’attualità, nelle vostre composizioni?
La tradizione molto, seguire i propri riferimenti ed averne è importante. Cioè apprezzare qualcuno o qualcosa ti fa venire voglia di ripercorrere quei passi e di intraprendere quella strada. Sicuramente per noi alcune band inglesi hanno avuto una importanza fondamentale per farci divenire appassionati di musica e farci acquistare i primi strumenti, fino ad arrivare qui, ovvero all’opportunità di poter pubblicare un album.
Allo stesso tempo però l’attualità è altrettanto importante, per rinnovarsi e per non rimanere ancorati alle cose con cui ci si è formati. Attualizzarsi significa evolversi e cambiare per confrontarsi con gli altri e col presente. Penso sia proprio questo il segreto di alcune grandi band sulla cresta dell’onda ancora oggi, dopo 30, 40 o anche più di 50 anni di carriera.

Trovate ci sia voglia di collaborare tra artisti o ciascuno tende un po’ a guardare in casa propria?
A dire il vero, non ci siamo ancora posti questa possibilità, infatti nell’album non ci sono collaborazioni. Però stiamo valutando la cosa per alcune idee future, si continua a lavorare nuovi progetti, nuove canzoni e c’è qualche idea ancora in stato embrionale in tal senso. Vedremo se si concretizzerà in futuro.

E’ difficile mettere insieme le idee di ciascun componente del gruppo per far nascere una nuova canzone o concordate in pieno in ogni scelta?

No, nessun problema, ogni canzone è il frutto della mediazione delle idee e dei gusti di tutti. Non ci sono mai stati problemi, siamo assolutamente democratici!
Poi magari riascoltando qualcosa a distanza di tempo pensi che poteva essere fatta meglio o comunque in maniera diversa, ma comunque nel momento in cui quell’idea è stata fissata sul nastro è stata sicuramente condivisa da tutti e se ci sono state delle idee diverse si è cercato di mediare in modo che tutti rimanessero soddisfatti del risultato finale.

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Quali pensiate possano essere le caratteristiche della musica che proponete?

Abbiamo l’obiettivo di proporre una musica che sia abbastanza diretta, che entri subito nelle orecchie e nella testa di chi ascolti e comunque di quanta più gente possibile. Non ci piace e non vogliamo avere l’atteggiamento un po’ snob di alcuni che sembra vogliano fare canzoni solo per essere ascoltati da determinati tipi di persone: noi vogliamo arrivare a quanta più gente possibile, nient’altro. Se suoni o canti ed hai provato a cercarti un contratto discografico, lo fai per arrivare al maggior numero di persone possibili.
E comunque indipendentemente dai gusti, speriamo sempre che chi ascolti apprezzi il nostro lavoro, su arrangiamenti e suoni. Su questo impieghiamo molto tempo e valutiamo tutte le strade possibili per ogni brano.

Un vostro brano, prima di essere portato a termine, vede più stesure o in genere, rimane abbastanza fedele all’idea di base?
Dipende. Solitamente sviluppiamo la canzone in maniera abbastanza fedele all’idea di base, anche in maniera molto diretta e istintiva, se vuoi.
Però, come ti dicevo prima, se qualcuno ha ulteriori idee che possano migliorare il brano, allora si valutano tutte le alternative possibili e se si tratta di qualcosa di valido, sicuramente quell’idea entrerà nella canzone.

Come vedete il panorama musicale italiano attuale?
Sinceramente non vediamo tante luci, ci sono molte ombre, troppe.
In generale, mi pare oggettivo, e i risultati lo dimostrano, che non siamo competitivi e paragonabili a quanto arriva da fuori dai confini, a parte qualche eccezione tipo Subsonica o Afterhours, che però non sono esportabili per il gap del cantato in italiano. Anche se musicalmente non hanno nulla da invidiare rispetto a quanto arriva da Stati Uniti o Inghilterra.
D’altra parte anche l’atteggiamento di certi artisti non favorisce la diffusione di un certo tipo di musica nella nostra cultura. C’è una contro-cultura, rispetto a quella nazional-popolare, che però pare volersi solamente compiacere e starsene rinchiusa in sé stessa, anziché voler raggiungere quanta più gente possibile. Atteggiamento “snob”, di cui già parlavo prima, che onestamente non capisco, perché altrimenti puoi anche continuare a suonarti le tue canzoni nella tua stanza per tutto il resto della tua vita anziché cercarti un contratto discografico...
La tv, d’altra parte, nel nostro paese non aiuta la musica. Ci sono pochi spazi, quando ci sono c’è molto playback e comunque c’è spazio solo per i soliti noti, non per interessanti realtà giovani
E’ chiaro che se l’evento musicale dell’anno, in Italia e per la televisione italiana, è il Festival di Sanremo, in cui la cosa più importante è l’abito della presentatrice di turno, cosa ti aspetti che succeda per i rimanenti 363 giorni dello stesso anno? Difficile che ci siano rivoluzioni insomma…
Insomma, se ascolti il nostro disco, ti rendi cosa ci piace e da dove provengono i nostri gusti… sicuramente da molto lontano.

Oggi nel mondo della musica “tutti possono ottenere tutto” o ci sono selezioni molto rigorose?

La selezione oggi la fa la gente, soprattutto decidendo quali artisti andare ad ascoltare dal vivo.
Una volta i dischi si vendevano. Oggi invece il live è l’unica fonte di guadagni per un musicista.
Stessi guadagni che poi ti permettono anche di poter produrre la tua stessa musica.
Non è più come una volta, che l’etichetta si addossava i costi di produzione della tua musica; oggi tu stesso sostieni i costi di produzione della tua musica e poi l’etichetta ti affianca in tutto il lavoro necessario per la pubblicazione dell’album.
Quindi oggi è la gente che ti viene a vedere nei live che decreta il tuo “successo”, ed è questa la selezione a cui accennavi.
Certo, tranne che hai un contratto con una major discografica ed allora non hai problemi di questo tipo, ma quello riguarda solo l’1% dei casi, più o meno gli artisti vediamo ed ascoltiamo continuamente in tv e radio.

Dedicate molto tempo allo studio ed al perfezionamento?
Alcuni di noi hanno studiato, fino a qualche tempo fa. Adesso la nostra palestra è il live.
Ad un certo punto è necessario mettere in pratica la teoria appresa negli anni passati a studiare.
Non è escluso che in futuro potremmo rimetterci a studiare.

Cosa ne pensate della tecnologia utilizzata all’interno della musica?
Oggi è essenziale e parte integrante della musica.
D’altra parte la tecnologia in studio o dal vivo, ti permette di poter realizzare qualunque idea tu abbia in testa.
Noi ad esempio nei live utilizziamo computer e sequenze perché chiaramente non possiamo permetterci di suonare dal vivo con un’orchestra, così ciò non ci impedisce di poter realizzare le idee che abbiamo in testa.
Personalmente io credo che ci sia solo buona e cattiva musica, non importa il genere o come sia fatta, se dalle casse esce qualcosa che mi piace allora per me è buona musica.
E non si tratta nemmeno del fatto che debba essere tra i generi che ascolto io abitualmente per gusto: se si tratta di qualcosa che reputo sia stato fatto bene, comunque provo rispetto per quel lavoro e quindi interesse per cercare di capire cosa ci sta dietro e com’è stato fatto quel lavoro.

Per chiudere, c’è qualcuno che vi va di ringraziare per la riuscita di questo vostro primo album?

Sicuramente Paolo Messere, che ha pubblicato l’album per la sua etichetta ed ha svolto anche il ruolo di produttore artistico del progetto.
Le nostre famiglie, che sopportano da anni noi e la nostra musica….
I nostri amici, che ci hanno sostenuto e ci hanno davvero dato la forza in questi anni passati. Loro sono stati il nostro primo pubblico, quindi sono stati essenziali.
Chiaramente ringraziamo anche tutti quelli che hanno lavorato e collaborato con noi in questi 3 anni e mezzo.

Sito Ufficiale:
www.stereonoises.com

www.lunatik.it
 
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