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Intervista con Ottodix che presenta il suo Robosapiens

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view post Posted on 8/11/2011, 09:57
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Intervista con Ottodix che presenta il suo Robosapiens

Di Andrea Turetta

E' recentemente uscito il quarto capitolo discografico per Ottodix, dal titolo “Robosapiens”. 12 brani di raffinato e scorrevole elettropop dove i suoni contemporanei si mescolano a echi vintage, grazie all’uso di theremin, organi elettrici, moog ed effettistica tipica dei film di genere "space" anni'60/'70. Alessandro Zannier (alias Ottodix) accinge a piene mani dalla fantascienza classica del cinema e della letteratura, trovando spunti musicali sia che si parli di Kubrick o di Asimov. Ecco cosa ci ha raccontato a riguardo l’artista nell’intervista, gentilmente rilasciata…

Sei arrivato al tuo quarto album. C’è qualche novità di rilievo rispetto a quelli che l’hanno preceduto?
Ciao Andrea, si, è per fortuna un album molto diverso da “Le Notti Di Oz” e da “Nero”. Una delle mie preoccupazioni principali ad ogni inizio stesura di un nuovo progetto, è che non debba sembrare la copia carbone sbiadita del precedente. Me ne assumo tutto il rischio. Magari può non piacere per scelte criticabili, ma l'importante è il sapere di aver creato qualcosa di nuovo, di avere aggiunto un colore in più al mio bagaglio. La novità di rilievo è la ricerca di un sound specifico e l'omogeneità dell'ambiente sonoro, è un disco abbastanza fuori da ogni standard attuale. Questa cosa mi stimola molto. Le tematiche, poi, con questo taglio particolare, credo siano qualcosa di abbastanza inedito nella proposta musicale nazionale.

Certamente non vengono mai a mancare creatività e passione nelle tue composizioni…
Per stimolare la mia creatività negli ultimi anni cerco innanzitutto un'idea-contenitore, che offra sufficienti spunti per una durata così lunga, come la gestazione di un album (2-3 anni). Non amo più fare collezioni di canzoni scritte qua e là, senza un filo conduttore comune; mi intriga il doppio lavoro di scrittura del brano e di scrittura del "tutto", come se fosse un film da dividere per scene e per elementi da dosare. In questo caso è un film di fantascienza.

Più in generale, vedi un Mercato abbastanza ingessato e in crisi di nuove idee?
Vedo un mercato ingessato e al collasso. La musica commerciale della grande diffusione ha raggiunto ormai da tempo il fondoscala qualitativo ed ha diseducato totalmente il pubblico ad ascoltare qualcosa di più onesto, complesso, interessante. la cosa che tuttavia mi preoccupa di più è una certa ottusità e un certo atteggiamento conservatore anche nella musica indie, e questo è un po' più grave. Spesso in certi circuiti indie si privilegiano sempre uno o due modi di fare musica alternativa, un certo tipo di approccio cantautorale, un certo tipo di arrangiamento e così via. Così la proposta si appiattisce inesorabilmente. Io continuo la mia personale forma ibrida di progetto tra pop, alternative, elettronica e cantautorato e vedo più diffidenza, per esempio, verso l'elettro-alternative oggi, nei club o nei circuiti di artisti, di 10 anni fa. Come se venissi da Marte e proponessi chissà quale stranezza, o come se fosse per forza una "cosa anni '80"; come se le chitarre avessero ancora più dignità di un synth. Né le chitarre, né i synth esistono in natura; sono creazioni dell'uomo che muovono onde sonore e creano differenti vibrazioni; differenti, non di serie a o b. E' solo questione di gusto imperante o di cultura. Dibattito stantìo, ma tornato in auge, evidentemente.

ottodix1robosapiens2011



Cinema e letteratura ti sono stati d’ispirazione per le nuove canzoni contenute in “Robosapiens”?
Molto. Ho riaffrontato letture giovanili sulla fantascienza classica, Asimov su tutti, e ho trovato una lungimiranza incredibile nell'ipotesi degli scenari globali, nelle previsioni di sviluppo e inviluppo delle società, oltre che nell'invasione capillare della tecnologia nella vita quotidiana. I Film della "cara vecchia fantascienza classica", poi, sono pieni di allusioni alla situazione politica di allora; il pericolo dell'invasione aliena era la paura del nemico russo, ad esempio. Ho anche rianalizzato uno dei fenomeni più tipici della nostra generazione di 30/40 enni, cresciuta dal Giappone e dal suo rinascimento culturale, in cui gli eroi tradizionali, i samurai, diventavano giganteschi guerrieri robot che dovevano proteggere il mondo (il Giappone) dagli attacchi alieni (le bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaky). Siamo cresciuti tra ufo robot, Guerre stellari, dalla cabina telefonica al cellulare, dalle lettere d'amore alle chat, con una velocità inedita per qualunque periodo storico. Gli ultimi dell'era "tecnica", i primi dell'era "tecnologica", quindi i più confusi. Quelli che a 30/40 anni si chiedono ancora cosa faranno da grandi, eterni giovani, eterni indecisi o insoddisfatti.

Hai dedicato questo album alle generazioni cresciute negli anni ’70… La fantascienza per come era intesa allora, si sposa bene con l’atmosfera del tuo album?
Sì, la fantascienza è stata una metafora molto stimolante per spiegare molti aspetti della "ufo robot generation", si è poi prestata benissimo anche come spunto sonoro; mai come in questo album l'elettronica ha avuto per me un senso "estetico" di sottolineatura di un'atmosfera; per questo parlo di un album molto compatto nella sua specificità. Mi sono ispirato ai film super classici, come “2001 Odissea nello spazio”, o la “Guerra Dei Mondi”, in cui l'estetica minimale e i commenti sonori a base di moog, theremin, effetti sonori vintage e orchestre, davano una connotazione inconfondibile.

Avremo in futuro dei robot capaci di intelligenza e sensibilità, simili a quelle umane?
Li avremo, ne sono convinto. hanno annunciato da pochi mesi che entro il 2023 il cervello umano sarà replicato artificialmente e sarà in grado di creare sinapsi proprie. Un cervello cognitivo, programmato inizialmente, ma che svilupperà una sua autonoma identità su una base esperienziale. Affascinante...Ho preso molti spunti per questo album, suggerendo alcune provocazioni e paradossi sul tema; se la mente artificiale sarà in grado di creare una sua personalità o autocoscienza di sè, allora sarà da definirsi un individuo? con pari diritti? Ogni individuo dotato di questi requisiti minimi è da considerarsi avente pari diritti. E una provocazione che però muove domande sulla perdurante mancanza di uguaglianza anche tra uomini "naturali". La title track, poi, ipotizza sarcasticamente l'avvento di un robot-messia che sia in grado di governare la macroeconomia globale senza cedere alle tentazioni del potere o del denaro, distribuendo con equità ed (eco)sostenibilità le risorse, con semplici calcoli. La matematica, forse, ci salverà.

Il mondo intanto si interroga sul suo futuro… Il pianeta non ha risorse infinite e fino ad oggi, la crescita non è stata rispettosa dell’ambiente…
Nell'unica traccia strumentale intitolata "Colonia Umanoide Di Fukushima" ho appunto immaginato colonie di robot giardinieri, bonificatori, ricostruttori" alle prese con la ricostruzione di un luogo simbolo della follia ecoincosciente del '900 e della guerra fredda.
Mi auguro che sia l'inizio di un circolo virtuoso di buoni propositi

L’album ha ispirato anche alcune opere d’arte per una personale d’arte contemporanea dal titolo “Robosapiens show”… Un progetto artistico che va quindi, oltre al disco?
Si, non è la prima volta che unisco all'album un'operazione artistica di altro genere, ne ho fatto anzi un tratto distintivo del mio lavoro, ultimamente. La città di Marsiglia mi ha invitato a realizzare una personale sul tema dell'intelligenza artificiale, incuriosita dal tema dell'album e dai miei lavori precedenti; è stata un'occasione d'oro per ampliare questi spunti nati in musica e dar loro corpo sottoforma di sculture, disegni e stampe, assemblaggi e perfino statistiche. Ho realizzato un'opera partendo dalle statistiche mondiali degli ultimi 10 anni e individuando percorsi virtuosi che poi degenerano disastrosamente, per poi invertire la tendenza, per poi ricominciare tutto da capo. Sull'impossibilità dell'uomo di uscire da questo loop... ci vorrebbe appunto un robo sapiens per uscire dall'inpasse..

ottodix2robosapiens2011



Dal tuo debutto artistico ad oggi, come ti trovi cresciuto?
Bella domanda; sono molto attento alla coerenza, questo si, ovvero cerco di capire chi sono e sono stato fin dall'inizio, rivedendomi, riascoltandomi, cercando di mantenere soprattutto la spinta creativa e lo slancio anche un po' infantile dell'inizio. Per questo mi autoimpongo stimoli, concept, contenitori diversi, per rinverdire certe mie ossessioni vestendole in modo nuovo e possibilmente contemporaneo. Altrimenti il rischio di fare del manierismo di sè stessi è sempre dietro l'angolo.

Oggi più di ieri sembra che l’immagine tenda a prevalere sul resto… Che ne pensi dei vari talent show… possono davvero rivelarsi utili per lanciare qualche artista?
Può succedere che dietro a un personaggio curioso e fotogenico o telegenico si nasconda un vero artista, ma non mi sembrano programmi come quelli i contenitori ideali per lanciare talenti, più che altro perché non propongono nuovi autori, cantautori o band che muovano con la loro creatività la palude stagnante della musica. Propongono virtuosi del bel canto, interpreti, bellocci, fantocci che possano essere plasmati facilmente dai produttori che li costruiscono a tavolino. Si, qualcuno avrà anche un po'più di personalità, ma stiamo ormai scambiando per grande talento, per arte, delle sfumature di carisma che francamente....

Certamente, oggi c’è molta concorrenza anche per il fatto che ci si può “costruire” un disco fatto in casa… A livello qualitativo però, come stiamo messi?
E'un discorso complesso, ma vero: oggi c'è tantissima proposta, per questo motivo è statisticamente ovvio, quindi che ci sia tanta musica furba fai da te pessima, e un po’ più di musica buona. I numeri aumentano nel bene e nel male. Quello che manca è la capacità (e la voglia) di sguazzare in questo mare di quantità, per capirci qualcosa..

Nella tua carriera, ti è capitato di fare qualche cosa che oggi non rifaresti?
Ho sopravvalutato certi ambienti, certe figure importanti, certi sistemi, non ritenendomi all'altezza, non buttandomi quando avrei potuto, per poi capire quanta pochezza si celava dietro certi "direttori artistici". Avrei perso meno tempo a cercare soluzioni diplomatiche per riuscire a farmi produrre. Ma allora le majors avevano l'egemonia e non si poteva far altro che passare per quel filtro. E'stato snervante i primi anni, ora se ci penso sono sereno.

L’avvento di internet quanto di utile ha portato a chi fa musica?
Non l'ho ancora capito. Per pubblicizzarla fa molto, per la qualità poco o niente, suppongo. Secondo me si potrà valutare tra qualche anno questo passaggio. Ora ci siamo dentro e si vede tutto abbastanza confuso; il filtro della storia è sempre più obiettivo. C'è chi dice per esempio "guarda i Radiohead, alternativissimi, si producono, si distribuiscono in rete e vendono un sacco di dischi"... Sì, ma sono entrati nello starsystem col vecchio sistema, con l'ausilio della tv, delle majors e del battage mediatico dell'industria "classica" anglo americana, all'epoca una potenza; poi hanno saputo convertire e accrescere la loro popolarità in altri luoghi, ma godendo di quella spinta iniziale. Iniziare ora da zero in questa giungla anarchica non è mai scontato, né sempre meritocratico.

Melodia e testi devono essere ugualmente curati o uno può prevalere sull’altro?
Dipende dai gusti di chi scrive e di chi ascolta. Io personalmente ambisco a curare ambedue le parti con estrema cura e ricercatezza. Non amo la tendenza tutta italiana, a volte, di concentrarsi sul testo e di risolvere con sufficienza la parte musicale con accordi semplici, arrangiamenti standard, con la scusa di una fruibilità e di un far "respirare" le parole, innanzitutto. Poi la musica d'autore italiana all'estero non lascia traccia. Perché? Tolta la comprensione e il valore delle parole, resta spesso un sound banale e poco coraggioso.

Ci sono dei momenti particolari nei quali nascono le tue canzoni?
Si, ovunque; soprattutto in tram o in treno, nei miei lunghi tragitti tra Treviso e Zurigo. Mi sono attrezzato con piccoli registratori o con il telefonino, registro bozze di cantato (una scena davvero ridicola per gli estranei compagni di viaggio...)

Oltre al tuo nuovo album, c’è qualche altro progetto artistico che ti sta a cuore e stai portando avanti?
Abbiamo messo in scena con la band (Mauro Franceschini percussioni e synth, Antonio Massari chitarre, Rocco Prete synths e piano) oltre che il live di “Robosapiens”, un ambizioso spettacolo teatrale multimediale ispirato a “Le Notti Di Oz”, il fortunato album precedente. Lo abbiamo presentato nel giugno di quest'anno a porte chiuse davanti ad impresari teatrali a Vicenza ed ora stiamo aspettando di fissare alcune date. ma con la nuova finanziaria mi sa che i teatri avranno ben poco budget su cui contare, per qualche azzardo. E'uno spettacolo con videoarte, musica live, attori, scenografia, molto particolare come la fiaba stessa; atmosfere tra cinema muto, città virtuali e futurismo primi '900. Il sogno nel cassetto di Oz. Siamo ad un passo dal traguardo, ma la crisi è crisi.. Speriamo bene.

Sito Ufficiale dell’artista:
www.ottodix.it

 
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