Free Art & News

Intervista con gli Atari

« Older   Newer »
  Share  
view post Posted on 9/11/2011, 08:53
Avatar

Senior Member

Group:
Administrator
Posts:
67,849

Status:


Intervista con gli Atari

Di Andrea Turetta

“Can eating hot stars make me sick?” è il secondo lavoro discografico degli Atari, “gruppo rivelazione indie pop” al Meeting delle Etichette Indipendenti (Mei) nel 2009”. Dall’uscita del disco di debutto, gli Atari hanno intrapreso una lunghissima tournée che li ha visti protagonisti di importanti palchi nei maggiori club d’Italia e di prestigiosi festival nazionali, guadagnandosi apprezzamenti da parte di band come Who Made Who, Digitalism e I’m from Barcellona. Tra le oltre 120 date su e giù per lo stivale, hanno toccato anche il territorio d’oltralpe, esibendosi in alcuni club di Parigi e Poitiers. Ecco cosa ci hanno raccontato questi valenti artisti, nell’intervista gentilmente concessa…

Da dove nasce la vostra passione per la musica elettronica?
Non saprei dirti con esattezza per quale ragione cuciamo addosso ai nostri pezzi un “vestito elettronico”. Quello che facciamo è scrivere canzoni, nella più comune forma, per poi caratterizzarne il mood e gli arrangiamenti frugando nel nostro campionario di suoni ed immagini.
Ci diverte organizzare timbriche immediatamente riconoscibili come un pianoforte o una batteria insieme a rumori, disturbi che nascono in maniera un po' casuale, o addirittura suoni generati matematicamente da alcuni software. Ci affascina molto il concetto di “musica generativa”, perchè è qualcosa che non dipende esclusivamente da te, o comunque solo dalla tua creatività, ma ha molto a che vedere con la meccanicità e se vogliamo la casualità con cui una macchina, il computer, possa dar vita ad un suono. Ad ogni modo la matrice elettronica di “Can Eating Hot Stars Make Me Sick?” è più evocativa che sintetica. E' un disco ricco di campionamenti presi in prestito dal concreto, dalla natura e dal mondo animale.

01ataribysunday



Dalle vostre prime canzoni ad oggi, come vi sentite professionalmente maturati?
Abbiamo fatto un grande passo in avanti, lasciandoci alle spalle l'etichetta di “Micromusic”, che per ragioni anche comprensibili, la critica ci attribuì all'uscita del nostro primo album “Sexy Games For Happy Families”. E' molto facile per un gruppo esordiente cascare nei clichè dell' elettropop, come ad esempio indossare occhialini spaziali ed orribili tute, nascondere la propria identità dietro stupidi pseudonimi, e ricorrere al repertorio dei peggiori anni ‘80.
Qualche anno fa ci sono caduti un po' tutti, e direi che ne siamo venuti totalmente fuori, forse non del tutto illesi!!

C’è qualche episodio curioso legato alla creazione del vostro nuovo album?
Eravamo pronti ed eccitati ad entrare in studio per mixare tutto quello che avevamo pre-prodotto da soli in casa quando una notte buia e tempestosa un fulmine, piuttosto che colpire la mia vicina di casa, decide di bersagliare il mio impianto elettrico distruggendomi computer ed Hard Disk.
Abbiamo dovuto recuperare tutto il lavoro perduto con un processo molto delicato, la cui riuscita non era affatto garantita. Per “fortuna” tutto è andato per il meglio.

Quanto conta la tradizione e quanto l’attualità, nelle vostre composizioni?
Forse dovremmo prima accordarci su cosa sia la tradizione e cosa l'attualità. Se per “tradizione” si vuole intendere un modo convenzionale e canonico di scrivere canzoni che ci hanno insegnato i pilastri della musica pop e per “attualità” alludiamo invece ad un'attitudine moderna che propende all'evoluzione e alla ricerca artistica, posso dirti che siamo sul 50 e 50.
Come ti dicevo poc'anzi, nonostante ci piaccia esplorare tutte le possibili combinazioni timbriche di un suono restiamo pur sempre ancorati alla forma-canzone.

Trovate ci sia voglia di collaborare tra artisti o ciascuno tende un po’ a guardare in casa propria?
Non credo che in Italia ci siano i presupposti perchè avvengano delle collaborazioni artistiche perchè credo che manchi una scena musicale con una forte identità come per esempio avviene in America, in Francia, in Belgio o in Germania. In Italia ci sono delle realtà molto valide prese singolarmente ma mi riesce molto difficile pensarle insieme. Tuttavia ci è capitato di remixare qualche artista italiano come Bugo, Il Genio, o Denise, ma non credo si possa parlare di collaborazioni vere e proprie!

02ataribysunday



Oggi si fa musica più per passione che per un discorso economico… dovrebbe essere un bene per la qualità delle canzoni…
Non posso dirmi d’accordo con te in merito a quest'affermazione. Da quando esiste la musica c'è chi l'ha fatta per passione e chi solo per soldi. Se è vero quello che dici e considerata la crisi della musica che attanaglia i nostri giorni, oggi dovremmo ascoltare solo canzoni di elevatissima qualità. Ti risulta :D ?

Un album può dirsi un insieme di colori diversi… è difficile non ricorrere sempre agli stessi colori?
No, almeno per noi. Spesso abbiamo fatto i conti con il problema inverso. Una volta finita la fase di composizione ci siamo ritrovati con un mucchio di brani estremamente diversi tra loro e la scommessa è stata proprio quella di “uniformarli” stilisticamente perchè potessero dare vita ad un disco.

Quando è pronto un nuovo disco, sentite una certa responsabilità o in qualche modo vi preoccupate per come verrà accolto da critica e pubblico?
Decisamente si. Critica e pubblico sono la linfa vitale del nostro lavoro e per noi è molto importante raccogliere i consensi di entrambi. L'uscita di un disco è anche il momento in cui la tua musica, che sino a quel punto avevi condiviso solo con te stesso, si confronta con la realtà delle riviste settoriali e del pubblico pagante e tutto ciò è molto eccitante.

Ci vogliono tante stesure prima che una canzone vi convinca appieno?
Si, può capitare che un pezzo subisca innumerevoli trasformazioni prima di assumere le sembianze definitive. Spesso abbiamo registrato più versioni di alcune canzoni ma naturalmente ai nostri ascoltatori sono giunti solo i risultati ultimi di un enorme lavoro di auto-censura! Sarebbe divertente un giorno pubblicarle tutte.

03ataribysunday



E’ stato difficile trovare chi credesse in voi?
Credo di si, perchè se in Italia la musica indipendente cantata in italiano può fruttare eventuali sviluppi economici, quella cantata in inglese lascia un po' il tempo che trova a meno che non varchi il confine, e questo le etichette lo sanno bene. Il pubblico italiano è un po' esterofilo e accetta di buon grado le proposte straniere, un po' meno quelle del proprio paese di respiro internazionale.

Quali sono le fonti d’ispirazione per la vostra musica?
I libri, il cinema, la fisica, l'astrologia e gli animali. Questo per quanto riguarda i testi.
Le sorgenti musicali sono davvero infinite. Abbiamo ascolti molto diversi che vanno dall' “indietronica” al “cosmic rock”, dal “chillwave” al “kraut rock”, dallo “psych folk” al “french touch”.

L’ispirazione arriva prevalentemente da emozioni forti?
Non sempre direi. Non c'è una prassi che prevale. A volte ci capita di fischiettare un motivo e di annotarlo col registratore di suoni del cellulare, poi si torna a casa e si sviluppa. Personalmente non ho mai scritto nulla in seguito ad un avvenimento perchè probabilmente ci vuole del tempo prima che tu ti renda conto di qualcosa che ti ha segnato e forse è quello il momento in cui puoi liberartene scrivendo una canzone, quando ne hai la piena consapevolezza e la lucidità per farlo.

Vi capita di non essere soddisfatti di qualche vostra canzone? Magari l’avreste fatta in una maniera diversa…
Certo, ci capita di continuo. Per me (Alfredo) è molto difficile fare i conti con il momento dell'incisione, perchè è quello in cui il pezzo viene fotografato, immortalato in un certo senso, e sai bene che ci metterai un punto senza tornarci mai più su. Credo che Riccardo viva questa cosa in maniera un po' più serena per fortuna, altrimenti sarebbe una tragedia e finiremmo per impazzire a rimaneggiare continuamente tutto.

Immagino che la vostra musica abbia bisogno anche di ricerca e studio… magari ascoltando anche altri artisti di tutto il mondo…
E' naturale che la nostra creatività si alimenti tramite le orecchie ma non credo che questa sia una pratica intenzionale o che ha luogo in un momento preciso in cui si raccoglie l'ispirazione necessaria per scrivere un nuovo album. Ora che ci penso studiamo tutt'altro che la musica in senso stretto. Ci interessano tantissime cose, a volte molto distanti dalla musica e alla fine lasciamo che queste confluiscano nei nostri pezzi.

Nelle vostre canzoni, nasce prima la musica o il testo?
Anche in questo caso posso dirti che un “modus operandi” non esiste. In alcuni casi la melodia si è messa “al servizio” di un testo già scritto, adattandosi integralmente anche in quelle frasi “meno musicabili”. Altre volte, quando necessario, abbiamo delineato le liriche su alcune melodie preesistenti.

C’è qualche artista con il quale vi piacerebbe collaborare prima o poi?
Ci diciamo ormai da mesi che ci piacerebbe incidere qualcosa con una voce femminile. Non abbiamo le idee molto chiare in merito ma pensiamo che il timbro di una donna che raggiunge tonalità a noi proibite possa dare un colore nuovo al nostro sound. Si accettano candidature!

Nel mondo odierno, conta sempre più l’immagine. E’ importante per chi si occupa di musica?
E' un discorso molto complesso. Anche in questo caso credo si tratti di una questione annosa. La musica pop è da sempre legata all'immagine dell'artista, o al limite, se non direttamente alla sua figura propriamente umana, si rifà ad un immaginario sociale. L'unico vero problema è quando l'estetica si pone un gradino al di sopra del contenuto, talvolta surclassando completamente la qualità della musica. La virtù è nel mezzo!

Quali sono i problemi più difficili da risolvere, quando si lavora ad un disco?
La difficoltà maggiore è far si che il risultato finale somigli a ciò che avevi pensato. Spesso si parte con delle idee abbastanza chiare, almeno nella mente, ma che in fase di sviluppo e soprattutto quando ci si confronta con altre figure professionali che lavorano al disco, come il tecnico del suono, devono fare i conti con una serie di “leggi acustiche” che spesso piegano la canzone ad un compromesso.

Siete soddisfatti per quanto raccolto fino ad oggi?
Siamo molto soddisfatti dei risultati ottenuti ma siamo ben consapevoli del fatto che in Italia, per un gruppo indipendente come il nostro, non si possa ambire a chissà cosa. Non c'è molta attenzione da parte del mercato delle Major che continua ad investire su progetti di facile riuscita non tenendo conto dell'impoverimento della nostra musica e della nostra cultura, i cui gli addetti ai lavori sono anche i diretti responsabili.

Le foto del servizio sono di Paula Sunday

Sito ufficiale:

www.theatari.com

www.suonivisioni.com

www.lunatik.it
 
Top
0 replies since 9/11/2011, 08:53   14 views
  Share