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Quattro chiacchiere con i Modena City Ramblers

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view post Posted on 30/3/2011, 16:34
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Quattro chiacchiere con i Modena City Ramblers

Di Andrea Turetta

Sono tornati i Modena City Rambler, con il nuovo album intitolato, “Sul tetto del mondo”. La produzione, così come la scrittura e l’arrangiamento dei tredici brani presenti, è stata curata interamente dalla band. “Sul tetto del mondo” è il dodicesimo capitolo discografico della saga ventennale dei Ramblers, formatisi nel 1991. Ed è anche l’ultimo disco inciso nella storica sala di registrazione dell’Esagono di Rubiera (RE), che col 2011 chiude i battenti e presso la quale la band ha realizzato gran parte dei suoi dischi. I MODENA CITY RAMBLERS SONO: Luca Serio Bertolini: chitarra acustica, cori, Franco D'Aniello: tin whistle, flauto, sax, tromba, cori, Luciano Gaetani: banjo, bouzouki, mandolino, Massimo “Ice” Ghiacci: basso, chitarra, cori, Francesco “Fry” Moneti: chitarra elettrica, violino, plettri vari, cori, Davide “Dudu” Morandi: voce, Leonardo Sgavetti: fisarmonica e tastiere e Roberto Zeno: batteria, percussioni, cori. Ecco quindi, l’intervista gentilmente concessa…

Avete curato in ogni sua parte, la realizzazione del vostro nuovo album, “Sul tetto del mondo”. C’è sempre la voglia di dare tutti voi stessi a chi vi segue?
Sicuramente, anche perché tutto parte da un presupposto iniziale, che è quello di fare sempre ciò che ci piace. Quindi diamo prima di tutto noi stessi, e di conseguenza chi ci ascolta ci accoglie a 360 gradi.

Questo è il vostro dodicesimo album. E’ cambiato molto il mondo della musica da quando avete iniziato a comporre le vostre prime canzoni?
E’ cambiato molto nel modo di fruire la musica. L’ascolto, in molti casi è più distratto e veloce. Un cd dopo due mesi non è più una novità. C’è meno tempo per far capire una canzone, molto spesso o è orecchiabile subito o viene dimenticata. Il cambiamento epocale si è verificato con il massiccio ascolto di musica sul computer o sul cellulare.

Per una bella nota come l’arrivo di un nuovo album, c’è n’è un’altra che un po’ mette malinconia. Il vostro è l’ultimo album che è stato registrato all’Esagono di Rubiera (RE). Trovare dei luoghi attrezzati per fare musica come si deve, è sempre più difficile?
No, al contrario, è sempre più facile riuscire a fare musica con una discreta qualità. Una volta, diciamo prima degli anni Ottanta, la vera svolta per un gruppo era farlo, un disco. Fisicamente, intendo. C’erano meno mezzi. Oggi il problema non è farlo, né farlo conoscere, ma venderlo. Una volta le nostre cassette andavano a ruba, ai concerti. Ora nessuno comprerebbe più un cd di un gruppo sconosciuto; ai concerti dei gruppi di base te li regalano, i cd.

Avete scelto di fare un album folk-rock suonato senza tanti orpelli. Un po’ un ritorno al passato o meglio, a rivalutare la musica suonata sul serio e non grazie ad “aiuti” tecnologici…
Avevamo voglia di suonare tanto. Dopo l’esperienza dei concerti del quindicennale di riportando tutto ci è rimasta la voglia di suonare in maniera più viscerale.

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Ci sono state delle variazioni nella vostra formazione… In qualche modo, le nuove canzoni, hanno sentito di questi cambiamenti?
Nella composizione, qualcosa… ma non più di tanto, anche perché parliamo sempre di sentimenti universali che possono essere cantati sia da una voce maschile che femminile. Per quanto riguarda la strumentazione invece, il ritorno di Luciano Gaetani ci ha permesso di riavere quelle sonorità di quando c’era Luca Giacometti, il nostro amato Gabibbo.

Tra gli ospiti, spicca il nome di Tony Esposito. Un artista che stimate particolarmente e sentite vicino al vostro modo di intendere la musica?
Tony è un grande della musica pop-olare. Perché è riuscito negli anni a costruirsi e mantenere una carriera coerente spaziando attraverso vari generi musicali. Ha un gusto eccezionale e il nostro incontro, pur avvenuto casualmente, è stato molto interessante. Speriamo di poter fare ancora qualcosa in futuro con lui.

L’impressione è che in questo vostro nuovo album, violino, flauto e fisarmonica abbiano una parte assai importante…
Diciamo che l’hanno sempre avuta, anche perché il nostro suono non può prescindere da questi strumenti. A livello quantitativo, in “Sul Tetto Del Mondo”, sicuramente abbiamo dato molto spazio a questi suoni anche perché ci sono più ballate che si prestano in tutto e per tutto ad essere così suonate…

Che cosa danno ad un artista le centinaia di concerti nelle piazze o nei locali?
Suonare dal vivo per noi è sempre stato non solo proporre musica e - a parte il calore della gente – grazie ai nostri concerti abbiamo sempre portato a casa sensazioni, storie, sulle quali poi abbiamo scritto canzoni. Magari non sempre strettamente legate a particolari eventi ma che comunque hanno dentro qualcosa anche del nostro pubblico. Una fotosintesi clorofilliana musicale.

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Comporre un album come questo immagino sia segno del forte attaccamento per la vostra terra…
Le radici sono importanti, per tutte le persone come per un gruppo musicale. Si può parlare di massimi sistemi prendendo spunto e ispirazione dal proprio giardino di casa. L’importante è che la musica e le parole parlino a tutti.

C’è voluto molto tempo per mettere insieme le canzoni di questo nuovo lavoro? Oggi, quanto è difficile riuscire a realizzare un disco? Sia dal punto pratico che progettuale?
Dipende da cosa si intende per molto. Non siamo stati chiusi in studio per mesi, come molti gruppi fanno. Alcuni pezzi sono addirittura nati in furgone tra un viaggio e l’altro. O per lo meno l’embrione. Poi qualcuno ha scritto a casa, abbiamo arrangiato tutto in sala prove ed infine sono arrivate le registrazioni in bella copia; in un mese abbiamo fatto tutto.

Una canzone di altri che vi sarebbe piaciuto scrivere…
Siamo in otto, verrebbero fuori otto canzoni diverse. Io dico “Aqualong” dei Jethro Tull

Quali pensate possano essere i pregi delle vostre composizioni?
La prima parola che mi viene in mente è sincerità. Una canzone può essere bella o brutta alle orecchie di chi ascolta ma se è suona sincera in primis a chi la compone, è già un bel risultato

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Il cinema vi ispira? Quali eventualmente i films che trovate più affini alla vostra musica?
A volte si può trovare ispirazione da un film, vedi “I Cento Passi” di Marco Tullio Giordana; ne abbiamo fatto una canzone con all’interno frasi tratte dal film… ultimamente però non siamo stati folgorati da qualcosa di così bello.

Oggi c’è l’impressione che quando si parla di musica sembri contare più l’apparenza che la sostanza. C’è la speranza che le cose tornino ad un giusto equilibrio?
Ci sono molti musicisti che fanno musica di sostanza e non di apparenza. Bisogna essere bravi a cercarli, perché la televisione, quella che regala l’“apparenza” nel senso fisico del termine, è più orientata verso il bello estetico e non verso il bello di qualità o di profilo che dir si voglia. Ma forse piccoli segnali di cambiamento ci sono, vedi il Festival di Sanremo di quest’anno, che non è sicuramente indicativo al mille per mille, però quest’anno può essere sicuramente essere preso ad esempio. Gusti personali a parte, ovviamente.

Questi sono anni in cui molte persone vivono l’oggi senza sapere cosa li aspetta domani. Il senso di precarietà è ben presente anche in chi fa musica?
Purtroppo in chi fa musica il senso di precarietà direi che è cronico, a parte Vasco, Ligabue e pochi altri. Ancor di più oggi dove appunto dominano logiche di mercato basate non sulla qualità ma sul mordi e fuggi. E poi, come in una reazione a catena, le prime cose che le famiglie tagliano nei momenti di crisi sono le cose che si possono anche avere gratis da internet, tipo i cd. Si salvano ancora – forse - i concerti live. Ma sicuramente non è un buon momento per decidere di fare il musicista. E parlo per qualsiasi genere musicale, dal pop alla classica.

Che consigli dare ad un giovane che oggi voglia fare musica?
Di farla senza un obiettivo di gloria o di soldi. Di non seguire le mode, perché le mode passano in fretta e di metterci molta sincerità e amore. Il divertimento viene di conseguenza, e anche le belle cose.

Siti del gruppo:

www.ramblers.it
www.myspace/modenacityramblers

www.mescal.it

 
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