Cambiano molto i vostri brani tra la prima stesura e la versione definitiva?Blodio: Rispetto al passato ci lasciamo meno andare in jam session e tendiamo a dare struttura ai brani sin dalla prima prova. Questo è in particolare il mio compito, credo che quando un riff funziona è meglio fargli spazio attorno con un po’ di ordine. Quando la struttura è stabilita è secondo me più semplice capire con che arrangiamento vestire il pezzo definitivo.
EmiSeddy: A volte sono quasi irriconoscibili, altre invece cambiano pochissimo. Dipende tutto dall’idea che arriva e da cosa si vuole ottenere da quella. Se ad esempio arriva un riff tirato e nato da ascolti punk, potrebbe accadere che poi in fase di stesura, questo diventi un appoggio funkeggiante e saltellante cialtrone. Oppure viceversa. In questa fase molto dipende da Blodio e Antonio.
Socialmente, il rock è ancora considerabile come “musica di protesta”? Per cosa vale la pena di battersi oggi?Blodio: Non credo che il rock sia tuttora da considerarsi di protesta, tuttavia può essere uno stile di vita “contro”. Sempre varrà la pena battersi, di questi tempi il recupero di un senso di civiltà basato su solidarietà e giustizia potrebbe essere un buon obiettivo per aprir bocca.
EmiSeddy : C’è sempre qualcosa per cui battersi. Dal momento che non viviamo in un mondo perfetto, in una società perfetta, i motivi per cui battersi sono innumerevoli. In particolar modo in un momento storico come questo, nel quale si percepisce che sia finita una fase e ne stia per iniziare un’altra. Siamo a metà del guado. Vediamo ancora la sponda che abbiamo lasciato, ma quella su cui stiamo per approdare è ancora distante e in mezzo all’acqua sono in tanti a cercare di stare a galla annegando gli altri. Ecco per cosa mi piace battermi, per le persone che vengono affogate.
Il rock è stato di protesta perché negli anni ‘50 proveniva da una cultura che la società dell’epoca considerava pericolosa e “stupida”. Non è più così. La trasgressione del rock ha perso questa valenza perché la società è cambiata. Questo non vuol dire che il rock non sia una forma di cultura che in quanto tale può contribuire a cambiare la vita delle persone. Se ne riesce a cambiare anche soltanto una, è già un successo.
Qual è il vostro rapporto con la tecnologia applicata alla musica?Blodio: Siamo dei fanatici dell’analogico, anche in base a questo abbiamo scelto gli studi in cui lavorare. E’ poi ovvio che per un musicista in questi tempi la tecnologia è imprescindibile, facilita la vita e velocizza il lavoro; l’home recording a portata di tutti permette di realizzare preproduzioni che vent’anni fa erano fantascienza. Se poi per tecnologia intendiamo il modo in cui la musica viene fruita, allora sarebbe meglio tornare all’età della pietra.
Paul:. Per scelta questo disco è stato realizzato con tecniche rigorosamente analogiche, per cui definirei il nostro rapporto con la tecnologia, un rapporto anale.
Da anni si parla di crisi nel settore discografico… Quali pensiate siano le armi più efficaci per riuscire a superare questo momento di incertezza?Blodio: E’ difficile dire dove il mondo discografico stia andando, è difficile dire dove il mondo in generale stia andando. La fruizione di qualsiasi prodotto ha raggiunto livelli di velocità tali da rendere inevitabile l'abbandono della fisicità. E' logico che per coloro che non hanno una memoria storica (quello che significava da bambino aprire un vinile, sentirne l'odore, interpretarne le immagini) acquistare un supporto fisico ha poco senso. Io personalmente spendo e godo come un matto riempiendomi la casa di vinili e cd. In generale, credo che nelle alte sfere della discografia dovrebbero preoccuparsi meno di assecondare i consumi nelle forme più attuali e tornare a concepire il loro lavoro come una missione culturale, fermarsi, capire e darsi obiettivi che non siano di breve periodo ma siano in grado di dare un futuro a loro e a tutti coloro che con la musica ci vivono. Il problema è che ci sono tali coglioni nelle alte sfere della discografia che chiedere un pensiero concreto di questo tipo è utopistico.
Paul: Tutto si sta muovendo verso la scomparsa totale del supporto fisico (cd, vinile, etc), ed è la normale conseguenza della rivoluzione tecnologica e del consumismo usa e getta del XXI secolo. Mi auguro che questa sempre più diffusa tendenza a non comprare i dischi possa contribuire a produrre meno rifiuti e a risolvere il problema delle discariche abusive. Detto questo penso che lo slogan che tutti gli artisti dovrebbero proclamare sia “ORIGINAL COMPACT DISK KILLS THE MP3 ILLEGAL MARKET, DON’T BUY IT”.
Quali sono gli artisti che più vi piacciono?Blodio: Amo e ascolto tantissima musica e non potrei fare a meno di decine di dischi, anche se poi magari li ascolto solo un paio di volte l’anno. In questo momento non riesco a schiodare dallo stereo Joan Jett & the Blackhearts, I Gaslight Anthem e i Nashville Pussy. Su un’isola deserta porterei “Back in Black” degli Ac/Dc per ricordarmi di quanto la semplicità può essere perfetta, “Darklands” dei Jesus & Mary Chain per perdermi tra le braccia della mia donna ed “Exile on Main Street” dei Rolling Stones per stupirmi continuamente ad ogni ascolto.
EmiSeddy: “Exile” è per me una sorta di faro irraggiungibile. Un disco così vive di tutto e muore di nulla, come fosse un’ideale. E’ la genialità dell’imperfezione che diventa sublime. Poi, in questo periodo in macchina alterno tante cose: dai Radio Birdman a Dargen D’Amico, dagli Stones (quelli sempre) agli Ac/Dc, dal blues delle radici (Skip James su tutti) agli Einsturzende Neubauten, da The Band ai Motorhead, da Miles Davis al Krautrock….di tutto.
Quali pensate siano le cose che caratterizzano la vostra musica e i vostri spettacoli live? Paul: Sicuramente l’energia e il sudore. La nostra è musica suonata con l’acceleratore a tavoletta, senza risparmio di forze, la giusta miscela di rock ‘n roll ed ironica schizofrenia.
Al momento è sempre più difficile creare qualcosa di veramente nuovo?Paul: Assolutamente sì, e chi ci prova è un pazzo. Del resto, la genialità è anche follia.
Oggi, quanto conta l’essere indipendenti?Blodio: Non credo sia ancora attuale l'annosa diatriba tra indie e major, era una cosa che aveva un senso fino ai primi anni novanta. Se pensiamo alle band che hanno cambiato la storia degli ultimi vent'anni (Nirvana ad esempio) non dobbiamo dimenticare che erano band indie nella testa ma major nella distribuzione, nella promozione ed in tutti i lati “business” della faccenda artistica. Quindi essere indipendenti ha un senso come fatto puramente artistico, come libertà di scelta, come gestione di sé stesso, ma la discografia è un business e nel business i capitali fanno la differenza.
Paul: Essere indipendenti discograficamente parlando non conta un emerito cazzo. Anzi, dal punto di vista dei guadagni è un suicidio. Tuttavia conta essere indipendenti nell’attitudine, nella testa e nelle idee. Questo vale nella musica come in ogni altra cosa.
E’ importante per ogni artista crescere e maturare. Come vi trovate cambiati nel corso del tempo? Paul: Come già detto in precedenza, il progetto Seddy Mellory è molto maturato nell’arco di questi anni. Con l’esperienza live e i riscontri della critica siamo riusciti ad asciugare la nostra musica fino a renderla compatta e granitica, abbandonando le tentazioni fronzolesche dell’indie e concentrando tutto sull’immediatezza comunicativa del rock.
Sito del gruppo:www.myspace.com/seddymellorywww.alcorpress.comAttached Image: seddymellory2.jpg