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Diane Birch – Bible Belt

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view post Posted on 2/5/2010, 10:23
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Diane Birch – Bible Belt – EMI

Recensione di Andrea Turetta

La cantante e cantautrice Diane Birch ha passato metà della sua vita a viaggiare attorno al globo prima di tornare in America, dove ha letteralmente trovato la sua voce e scritto il suo notevole album di debutto “Bible Belt”. Sebbene abbia solo venticinque anni, ama pensare a se stessa come una “old soul”, e c’é in effetti una sorprendente maturità nel suo modo di cantare, una sicurezza di sé da veterana nel suo modo di scrivere. Pezzi che ti si attaccano addosso come “Fools” e “Valentino” offrono più della gratificazione immediata: sono come dei tuoi nuovi migliori amici, con i quali vuoi trascorrere più tempo possibile. Diane Birch, ha ricevuto con questo suo album, “Bible belt”, l’attenzione della critica mondiale. Il disco è piacevole ed arrangiato con gusto tipicamente americano. Tra le canzoni, segnalo, “Fools” e “Rewind”.

Diane Birch mischia la virtuosità nel suonare il pianoforte con il soul più leggero, ed é capace di dare un accento in crescendo anche alla canzone più triste. Il suo lavoro contiene note alla Laura Nyro (quando andava in giro con LaBelle) e alla Karen Carpenter degli inizi degli Anni ’70 (quando comandava le classifiche), ed incorpora senza sforzo alcuni tra i ritmi di New Orleans, il fervore del gospel, le armonie del doo-wop, la chitarra country-blues e le melodie più classicamente radiofoniche.

“Bible Belt” è stato registrato tra New York City e New Orleans con un team formidabile di produttori (tutti vincitori di Grammy): il fondatore della S-Curve Records Steve Greenberg, la leggenda del soul Betty Wright e Mike Mangini. Tra i musicisti che accompagnano la Birch ci sono il chitarrista Lenny Kaye del Patti Smith Group, il bassista Adam Blackstone dei The Roots, George Porter dei Meters, gli acclamatissimi batteristi Stanton Moore dei Galactic e la mitica Cindy Blackman della band di Lenny Kravitz, il sassofonista Lenny Pickett, il trombonista Tom “Bones” Malone, insieme al dir poco navigato cantante e voce solista dei Jive Five di Brooklyn, Eugene Pitt.

Nata in Michigan, si trasferisce molto giovane in Zimbabwe con i suoi genitori nati in Sud Africa. Suo padre é un pastore conservatore che trasferisce tutta la sua famiglia da un continente all’altro per questioni di lavoro. Quindi la piccola Birch deve migrare con i suoi dallo Zimbabwe al Sud Africa all’Australia, seguendo la missione del padre. Durante tutti questi viaggi, Diane desidera sempre tornare in America, finchè il suo sogno si avvera quando la famiglia viene mandata in Oregon, al suo tredicesimo compleanno.

Paragonata alla media dei teenager americani, Diane é alquanto esotica, sia per i posti in cui ha, sia per lo stile di vita insgenatole, dato che ha sempre dovuto vivere nei confini di una ristretta e rigida comunità religiosa che aveva poca interazione con i vicini. Diane ha sempre dovuto avere buone capacità di adattamento, cosa che talvolta significava rifugiarsi in una ricca vita fantastica, immaginandosi a vivere nel diciottesimo secolo, facendo giochi con amici immaginari ed ispiratori come Valentino (diventato poi il soggetto di una delle sue canzoni), una figura che ricordava Amadeus, in qualche modo più ardito del vero Mozart. Fino all’arrivo negli Stati Uniti, aveva scarse possibilità di accedere alla radio o alla televisione e pochissima conoscenza della cultura popolare: aveva ascoltato solamente musica classica, opera e, ovviamente, inni da chiesa.

Diane Birch è anche passata attraverso una fase gotica, perfetta per un’anima antica alla ricerca della definizione di se stessa. Aveva abbracciato lo stile gotico sia musicalmente che dal punto di vista dello stile, come ispirazione musicale e elemento di ribellione. Ascoltava Sisters of Mercy, Joy Division, Cure, fino ai Christian Death; era giunta persino a presentarsi nella chiesa del padre vestita con una tunica nera lunga fino ai piedi, aspettando di percorrere la navata centrale fino a quando tutta la congregazione non si fosse seduta. Ma la sua educazione musicale non é terminata lì: si è presto innamorata anche delle canzoni Anni Venti, del jazz, dei Beatles, della musica psichedelica e dei Fleetwood Mac.

Da quando aveva sette anni Diane ha studiato pianoforte con il metodo Suzuki (imparare con l’ascolto) e ha sempre coltivato l’abilità di riprodurre una melodia dopo averla ascoltata. Come lei stessa spiega, “da quando ero bambina sono sempre stata molto brava in questo, poichè appena ascoltavo qualcosa ero in grado di suonarla”.

Finalmente grande abbastanza per andare a vivere da sola, Diane si trasferisce a L.A. con l’intenzione di diventare compositrice di colonne sonore: per fare quadrare il bilancio, impara il repertorio standard e cerca un lavoro come pianista “in affitto”, riuscendo infine a tenere concerti regolari presso il Beverly Hills Hotel e L’Orangerie. Prince una volta la vede suonare e la invita per una jam a casa sua con la sua band – un invito che non può rifiutare. Fino a questo punto, Diane Birch aveva sempre visto se stessa come una pianista e non aveva mai provato a cantare. Ma un amico la convince a prendere lezioni. Al fine di avere qualcosa da interpretare durante la lezione, Diane scrive una canzone nuova, che i suoi nuovi compagni amano subito. Così ne scrive un’altra per la lezione successiva, poi un’altra ancora, ed é così che arriva a diventare una vera e propria cantante-cantatutrice.

Grazie al materiale che comincia a postare sulla sua pagina di MySpace, Diane entra in contatto con un manager con sede a Londra e in poco tempo vi si trasferisce, per iniziare a tenere concerti regolari e sottoscrivere un importante accordo di publishing. Non passa però molto tempo prima che Diane si trovi di nuovo a doversi spostare, questa volta però per firmare un contratto discografico con Steve Greenberg della S Curve Records a New York, dove risiede attualmente.

Per quanto riguarda il titolo dell'album, “L'idea di Bible Belt per me ha alcuni significati stratificati”, spiega Diane. "Poiché mio padre era un predicatore, l'educazione molto religiosa ha avuto un enorme impatto sulla mia vita, in un modo molto costrittivo. Parlo sempre di paradiso, angeli, e perdono. Sono enormemente ispirata dagli inni di chiesa - le loro strutture, i loro colori. E' stata una forma di vincolo per me quando ero bambina, ma adesso vedo che ha alimentato il mio fuoco creativo.”
Lungo tutto lo sviluppo delle tredici canzoni di Bible Belt Diane Birch da il suo personale ritratto della musica americana in tutta la sua ampiezza e maestosità, toccando Beale Street, Bourbon Street, Tin Pan Alley, Laurel Canyon, South Philly, gli angoli delle strade di Brooklyn e molti altri punti nel mezzo.
Il suo è un album di debutto da “tour de force”!

Tracklist:

1. Fire Escape
2. Valentino
3. Fools
4. Nothing But A Miracle
5. Rewind
6. Rise Up
7. Photograph
8. Don’t Wait Up
9. Mirror Mirror
10. Ariel
11. Choo Choo
12. Forgiveness
13. Magic View

Siti dell’artista:
www.dianebirch.com
www.myspace.com/dianebirch
www.twitter.com/dianebirch

www.emimusic.it

Attached Image: CoverDianeBirch.jpg

CoverDianeBirch.jpg

 
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