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L’uomo sulla luna. 40 anni dopo

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view post Posted on 15/7/2009, 07:46
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LA STORIA SIAMO NOI

Per la serie “La Storia siamo noi” Rai Educational presenta “L’uomo sulla luna. 40 anni dopo” a cura di Davide Di Stadio, Alberto Puoti e Caterina Stagno in onda mercoledì 15 luglio alle 23.30 su Raidue.

TITO STAGNO RIVIVE L’EMOZIONE DELLO SBARCO SULLA LUNA 40 ANNI DOPO IN UN FACCIA A FACCIA CON GIOVANNI MINOLI. SULLO STORICO BATTIBECCO CON RUGGERO ORLANDO, TITO STAGNO DICE: “IO SENTII’ IN CUFFIA - REACH THE LAND- LETTERALMENTE “HA TOCCATO” E LO DISSI SUBITO, POI POCHI SECONDI PRIMA CHE LE GAMBE DEL CARRELLO DELLA LUNA AFFONDASSERO NEL SUOLO LUNARE E, FRA L’ALTRO LÌ INTERVENNE ORLANDO, CI PERDEMMO, COSA BUFFA, L’ANNUNCIO STORICO DI ARMSTRONG “EAGLE IS LANDED”.

MA DOPO CHE UN GIORNALISTA HA FATTO UNA TALE TELECRONACA, CHE ALTRO GLI RESTA DA FARE? “I PROSSIMI VIAGGI NELLA LUNA – DICHIARA TITO STAGNO- ANCHE SE CREDO POCO CHE CI SARANNO DEI VOLI LUNARI A BREVE SCADENZA- ED AGGIUNGE- A MARTE NON CI CREDO MOLTO PERCHE E’ UN VIAGGIO LUNGO CHE COSTA UN SACCO DI SOLDI”.

Un uomo sulla Luna. Un viaggio folle e visionario, che culmina, nella notte tra il 20 e il 21 luglio 1969, con l’allunaggio dell’Apollo 11. Neil Armstrong è il primo uomo a mettere piede sul suolo lunare. E in Italia, milioni di spettatori seguono incollati alla televisione quell’evento storico. Oltre ad Andrea Barbato, Ruggero Orlando, Piero Forcella, Paolo Frajese, a Roma, in studio c’è Tito Stagno. Per tutti, l’uomo della Luna: “Non ho dimenticato nessuna delle immagini che ho visto, neanche le parole- sottolinea Stagno- E poi quei 12 minuti senza immagini… Niente ripresa diretta e feci la telecronaca ascoltando il dialogo fra gli astronauti e Houston che era conciso e costellato di sigle e numeri. I numeri indicavano la velocità della navicella espressa in metri ala secondo, altri la distanza dalla luna. E per renderle la cosa ancora più complicata il tutto era espresso in piedi e quindi facevo anche la moltiplicazione”.

Quella notte e’ un evento mediatico senza precedenti: 78 stazioni televisive collegate in 40 Paesi nel mondo, quasi un miliardo di spettatori in tutto il mondo, e in Italia una diretta fiume di 30 ore. Ma è vero che una parte di questa telecronaca l’avete fatta in mutande?

Tito Stagno: “Il secondo giorno il direttore De Luca mandò a dire a me e a Barbato di rimetterci la giacca. Ora con le luci accese e i riflettori si sudava da morire, noi abbiamo obbedito ma per qualche secondo ridendo ci siamo levati i pantaloni”

Ma torniamo alla storica notte dell’allunaggio e ai protagonisti. Com’erano veramente questi astronauti? Chi era il più simpatico? Tito Stagno: ‘Senz’altro Aldrin. Un po’ scontroso, presuntuoso ma simpatico e aperto. Collins taciturno. Armstrong era l’unico civile e l’unico agnostico” Ma si sentivano degli eroi? “No. A loro importava che tecnologicamente tutto andasse bene. Io li considero eroi per due motivi: per essere riusciti a dormire la notte prima di essere sparati da quel bestione, e poi per essere riusciti a fare colazione tranquillamente. Io non avrei ne’ dormito ne’ fatto colazione!”

Ma che rapporto c’era tra loro? Tito Stagno: “Collins se ne stava per i cavoli suoi, era il comandante dell’astronave principale, Columbia. Fra Armstrong e Aldrin non correva buon sangue. Forse perche’ la manovra di allunaggio del modulo lunare Lem che sarebbe spettata a Aldrin la fece d’autorità Armstrong. Evidentemente a terra si fidavano molto di Armstrong e poi Aldrin era soprattutto uno specialista dell’espulsione extraveicolare. Con la Gemini 12 aveva battuto il record, era stato piu’ di 5 ore fuori dalla navicella. E aveva scoperto che per muoversi nello spazio bisognava andare piano, come scoprì che sulla luna era meglio saltellare che camminare”

Tu parli dello spirito di Apollo, cosa e’? “E’ una cosa che purtroppo non c’e più – conclude Tito Stagno- tutti quei valori che si sono persi come il coraggio, il pensare e vivere con l’altro, mettere insieme le persone diverse, matematici, fisici, chimici, informatici per gestire questa impresa ad alto rischio. E poi la voglia di conoscenza. Però tutto questo era una eredità di una nuova frontiera kennediana: andiamo perche e’ difficile. Oppure Kerouac che lo anticipava nell’on the road e che disse – andiamo non importa dove ma andiamo”.

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