Intervista con Massimo ICE GhiacciDi Andrea Turetta
Massimo "Ice" Ghiacci da più di 20 anni si nutre di musica, condividendo negli ultimi 15 tale linfa vitale con uno dei gruppi di punta del nostro paese: i Modena City Ramblers. Ora, anche per Massimo "Ice" Ghiacci è giunto il momento di dare vita alle personali visioni ed emozioni con il suo 1° disco solista : Come un mantra luminoso. Come un mantra luminoso contiene 13 brani; 13 piccole - grandi sorprese scritte da un musicista che disegna il suo universo attraverso pennellate musicali di delicato spessore… Ecco l’intervista con l’artista…Da più di 20 anni ti occupi di musica. Come trovi cambiato il settore dai tuoi inizi ad oggi?Il nostro esordio “da professionisti” avvenne nel ’94 quando firmammo il contratto discografico con la PolyGram, divenuta in seguito Universal. Il momento era particolarmente propizio per le giovani band. La sensazione era quella di essere, al di là delle differenze stilistiche e di genere, parte di una “scena” che poteva contare da un lato, su di un pubblico nuovo, di giovani con una grande voglia di concerti e nuovi suoni, e dall’altro sul sostegno di una discografia, anche major, che in modo intelligente si era saputa accostare a queste band nell’ottica dell’investimento e del rispetto dei ruoli. Solo nella Black Out, la label della PolyGram per la quale pubblicavano le band più “indipendenti”, c’erano oltre a noi e ad altri, i CSI, i Casino Royale, i Negrita e poi Africa Unite e Verdena. Come dimenticare poi Mau Mau, Ustmamò, La Crus, i Gang ed il fenomeno delle Posse... Era una scena viva, con molte idee ed un pubblico interessato. Poi sono arrivati i masterizzatori ed internet. Tutto ciò è coinciso (e in qualche misura vi ha contribuito) con un radicale mutamento nelle abitudini dei giovani e nei loro “consumi” di musica. Il “prodotto disco” oggi finisce per essere un qualcosa che riguarda sempre più da lontano i teenager, che quando ascoltano musica lo fanno in modo molto diverso da quindici anni fa, con gli mp3, in cuffia mentre vanno a scuola, o sul computer mentre chattano o fanno altre cose. Ho paura che il declino del cd sia inarrestabile e che tra un po’ seguirà le sorti del vinile: oggetti per chi ormai “maturo”, continua a pensare alla musica nella vecchia maniera, concedendosi un ascolto in salotto sull’impianto stereo o predisponendosi a “gustarselo” durante un viaggio in auto.
Logico che l’intero settore ne soffra le conseguenze. Contrazione del mercato, le case discografiche che boccheggiano e rischiano la chiusura. E grandi difficoltà per le “band emergenti” che oggi sì possono con un investimento limitato arrivare a produrre un ottimo master, ma che poi difficilmente sanno che farsene se non venderlo agli amici. Perché comunque senza grandi investimenti promozionali (che oggi ancor più di ieri sono appannaggio dei pochi grandi artisti) “non esisti”.
Come si differenzia il tuo primo album solista dalla produzione che porti avanti con i Modena City Ramblers?E’ un percorso totalmente personale, che per i temi trattati e per le scelte sonore, mi appare sufficientemente lontano dall’identità dei Ramblers per avere da un lato una sua legittimazione autonoma e dall’altro un senso nel momento in cui io continuo comunque ad essere, come musicista e compositore, parte della band. Alcuni brani che ho inciso erano stati pensati anni fa, in alcuni casi negli anni ’90, per i Modena, ma per motivi vari, scelte del gruppo e soprattutto la difficile “coesistenza” con le altre canzoni che poi sono entrate nei dischi, sono rimasti nel cassetto.
Brani legati ad un “immaginario” poetico e stilistico che comunque può essere in buona misura proprio anche dei Ramblers.
La maggioranza delle canzoni però è nata già sapendo che difficilmente, per la stessa natura delle composizioni, avrebbero potuto trovare “casa” nel contesto MCR.
Proprio per questo nel mio disco non c’è stato spazio per le canzoni apertamente “militanti” e “combat”. Questo tipo di composizione fa parte del percorso artistico che voglio continuare a condividere con i miei compagni.
Non è stato pubblicato un singolo ad anticipare l’uscita dell’album, segno che credete in tutto il progetto nel suo insieme?Per quel che mi riguarda il disco ha un valore in quanto raccolta di canzoni, progetto unitario nella sua identità composta da tredici brani. Un tempo per finalità promozionali più che commerciali, si lavorava sul cosiddetto “singolo per le radio” che aveva la funzione di traino dell’intero cd. Oggi spesso il promo cd lascia spazio al file in download. Di concerto con Mescal, abbiamo pensato che per un lavoro come il mio avesse più senso puntare, anche per la promozione, sul disco nella sua integrità.
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